Soprattutto, però, si doveva superare listintiva paura degli Zartici nei confronti degli Offasii, e questo richiedeva laddestramento più difficile di tutti. La sua mente aleggiò sopra questo nuovo sistema solare, analizzandone le sue possibilità. Si trattava dellesplorazione più distante mai fatta fino a quel momento, ben oltre un centinaio di parsec da Zarti. La stella era di grandezza media una piccola cosa gialla del tipo che di solito era associata alla presenza di un sistema di pianeti. Ma era da vedere se anche questo sistema aveva veramente dei pianeti... Garnna fece mentalmente una smorfia. Questa era sempre la parte della missione che odiava di più.
Cominciò a diffondersi nello spazio immediatamente vicino alla stella. Le sue fibre mentali si espansero come una rete, diventando sempre più sottili mentre spingeva i frammenti della sua mente allesterno in tutte e tre le dimensioni nella sua ricerca di pianeti.
Eccolo! Ne raggiunse uno quasi immediatamente, e, altrettanto velocemente, lo scartò. Si trattava solo di una sfera rocciosa senza aria, e neanche allinterno della zona di abitabilità della stella possibile per le forme di vita protoplasmatica. Sebbene fosse vagamente concepibile che lì vi potesse esistere qualche forma di vita, non se ne preoccupò. Continuò a espandere la sua rete verso lesterno.
Un altro pianeta. Fu contento di trovarne un secondo, perché con i tre punti di cui ora era in possesso il sole e i due pianeti era in grado di determinare il piano delleclittica del sistema. Da tempo si era scoperto che i sistemi planetari si muovevano generalmente su un singolo piano con solo piccole deviazioni da quello standard. Ora che conosceva il suo orientamento, poteva terminare la sua espansione tridimensionale e concentrarsi, invece, nellesplorazione di tutta larea allinterno del piano eclittico.
Anche il secondo pianeta fu una delusione. Era allinterno della zona di abitabilità, ma questa era lunica cosa che si poteva dire in suo favore. Latmosfera era coperta di nuvole e piena di anidride carbonica, mentre la superficie era così incredibilmente calda che oceani di alluminio e fiumi di stagno erano la normalità. Neppure lì poteva esistere alcuna vita protoplasmatica. Garnna continuo nella sua Esplorazione.
La cosa successiva che incontrò lo colse un po' di sorpresa: un pianeta doppio. Due grandi oggetti con la dimensione di un pianeta che giravano intorno alla stella con un'orbita comune. Dopo un'ispezione più da vicino, uno dei pianeti apparve molto più grande dell'altro; Garnna cominciò a pensare che uno fosse il principale e laltro un suo satellite.
Cercò di porre la massima attenzione possibile su questo sistema mantenendo comunque attiva la rete che aveva diffuso nello spazio. Il satellite era solo unaltra sfera rocciosa senza aria, anche più piccolo del primo pianeta visto vicino al sole, e sembrava decisamente privo di forme di vita, mentre il pianeta principale sembrava più promettente. Dallo spazio aveva un aspetto a macchie bianche e blu. Il bianco era formato da nuvole e il blu, almeno apparentemente, sembrava formato da masse d'acqua. Grandi quantità di acqua allo stato liquido. Questo faceva pensare allesistenza di vita protoplasmatica lì. Controllò l'atmosfera e fu ancor di più piacevolmente sorpreso. C'erano grandi quantità di ossigeno disponibili per essere respirate. Si annotò mentalmente di investigarlo più a fondo, se non avesse trovato nulla di meglio, e continuò a espandersi verso l'esterno nella sua ricerca di altri pianeti.
Il successivo che scoprì era piccolo e rosso. La poca atmosfera presente sembrava composta soprattutto da anidride carbonica, quasi senza ossigeno rilevabile. La temperatura della superficie era accettabile per forme di vita protoplasmatica, ma sembrava esserci ben poca, se non nulla, disponibilità di acqua un segnale molto negativo. Sebbene questo posto avesse delle potenzialità, il principale dei pianeti doppi ne aveva di più. Garnna continuò nella sua espansione.
La rete stava diventando sempre più fine, man mano che lo Zartico si allungava sempre di più. Le immagini stavano diventando sempre più sfocate e la sua mente sembrava trattenere solo un lieve contatto con la propria identità. Incontrò alcune piccole rocce che galleggiavano nello spazio, ma si rifiutò di prenderle in considerazione. Il mondo successivo era un gigante gassoso. Era molto difficile distinguerlo bene perché la sua mente a quel punto era tesa al massimo, ma non era necessario. La ricerca di pianeti in quel sistema era terminata, lo sapeva, poiché era andato ancora una volta oltre alla zona di abitabilità. Un gigante gassoso di quel tipo non poteva esistere allinterno di quella zona, secondo la teoria. Potevano esserci altri pianeti al di là dellorbita di questo, ma neppure loro avevano importanza. Gli Offasii non sarebbero stati interessati a loro, e quindi neppure Garnna lo era.
Ritornò con la sua attenzione al sistema del pianeta doppio. Sentì un enorme sollievo quando cominciò a raccogliere tutte le parti della sua mente che aveva espanso così lontano nello spazio. Era sempre una bella sensazione quando terminava liniziale ricerca planetaria, la sensazione di riunire insieme una serie di elementi diversi per formare ancora una volta un tutto unico. Una sensazione simile a quella di comporre un Branco di individui, solo su una scala più piccola a più personale.
Era abbastanza brutto essere uno Zartico da solo nello spazio, tagliato fuori dallintero Branco per non parlare della sicurezza e della tranquillità del proprio gruppo iff. Il lavoro era necessario, certo, per il bene del Branco, ma la sua necessità non lo rendeva per nulla più piacevole. E quando un singolo Zartico doveva estendere la sua mente fino a quasi non lasciar nulla di sé, era quasi insopportabile. Per questo motivo Garnna odiava più di tutte questa parte della missione. Ora, però, era finita, e poteva concentrarsi sul reale motivo dellEsplorazione.
* * *
Wesley Stoneham era un uomo grande, ben oltre il metro e ottanta, con spalle larghe e robuste e un volto da eroe di mezza età. Aveva ancora tutti i capelli, una folta criniera nera, tagliata in modo disordinato per essere ancora più alla moda. La fronte sotto i capelli era relativamente stretta ed evidenziava grandi sopracciglia folte. I suoi occhi grigi simili allacciaio erano determinati, il suo naso dritto e prominente. In mano portava una valigia di medie dimensioni.
Ho il tuo appunto, fu tutto quello che disse, prendendo dalla tasca un foglio di carta piegato e gettandolo a terra ai piedi di sua moglie.
Stella sospirò piano. Conosceva fin troppo bene quel tono, e sapeva che sarebbe stata una serata lunga e amara. Perché la valigia? gli chiese.
Mentre guidavo per venire qui, ho pensato che potevo anche passare la notte. La sua voce era piatta e tranquilla, ma cera una punta di autorità mentre appoggiava la valigia sul pavimento.
Non ti sei neanche preoccupato di chiedere il permesso della padrona di casa prima di trasferirti?
Perché avrei dovuto? Questo è il mio cottage, costruito con il mio denaro. Lenfasi sul mio in entrambi i casi era leggera ma inequivocabile.
Lei gli voltò le spalle. Anche rivolgendogli la schiena, tuttavia, poteva sentire ancora il suo sguardo penetrargli lanima. Perché non completi il pensiero, Wes? Il mio cottage, il mio denaro, mia moglie,non è così?
Tu sei mia moglie, lo sai.
Non più. Poteva già sentire gli angoli interni dei suoi occhi che cominciavano a scaldarsi, e cercò di controllare le sue emozioni. Piangere ora non avrebbe portato alcun vantaggio, e avrebbe potuto farle perdere di vista il suo scopo. Inoltre, aveva imparato da dolorose esperienze passate che Wesley Stoneham non si faceva commuovere dalle lacrime.
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