Ombra Di Morte - Amy Blankenship страница 2.

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Sbirciando dietro di sé per assicurarsi di non essere seguita, Angelica scese i gradini della metropolitana che correva sotto Los Angeles. Quello era uno dei posti che aveva evitato finora perché laggiù poteva esserci qualsiasi cosa pronta ad attaccarla. Ma Ren aveva segnato quell’area sulla mappa come un punto caldo e, per quanto ne sapeva, l’attività intensa non proveniva dalla strada in superficie. Dunque rimaneva solo un altro posto... i sotterranei.

Si accigliò quando vide un grosso uomo salire le scale verso di lei, e si accostò un po’ di più al muro per evitarlo. Tuttavia, l’uomo doveva essere di pessimo umore perché la urtò, facendole quasi perdere l’equilibrio e cadere giù per le scale. I passanti sembrarono non notarlo e lei si accigliò ancora di più quando un agente di sicurezza della metropolitana le si avvicinò.

“Sta bene, signorina?” le chiese l’agente, domandandosi se fosse ubriaca. “L’ho vista inciampare e quasi cadere... ha bisogno di aiuto?”

Angelica si irritò e guardò di nuovo l’uomo che l’aveva urtata. Nessuno sembrava vederlo, eppure la gente gli camminava intorno come se fosse lì.

“No.” rispose lei. “Sto bene.”.

L’agente annuì e proseguì, ma Angelica strinse gli occhi prima di guardare giù verso la stazione scarsamente illuminata. Syn le aveva insegnato come nascondere la propria energia, quindi qualsiasi cosa lei seguisse non l’avrebbe sentita arrivare. Considerando che un demone invisibile l’aveva appena urtata e poi se n’era andato... sembrava che la cosa funzionasse.

Si accigliò di nuovo, chiedendosi perché avesse visto nitidamente quel diabolico demone mentre gli altri umani no. Rimandando a dopo la sua crisi d’identità, Angelica si rimise il borsone in spalla e continuò a scendere verso la fonte dell’attività demoniaca.

Michael stava passeggiando per la città, decidendo cosa fare per la festa in machera al Moon Light. Pensò di travestirsi, ma non gli si addiceva molto. Alla fine decise che la cosa migliore da fare era acquistare una maschera, rispolverare i suoi migliori abiti del diciassettesimo secolo, che conservava ancora, e andarci vestito così.

Aveva appena svoltato l’angolo quando vide Angelica all’ingresso della metropolitana, senza Syn al suo fianco. La vide guardare il cielo con rimpianto e poi scendere giù per i gradini bui.

Incuriosito, la seguì cautamente. Non temeva di essere scoperto perché la tromba delle scale era piena di gente... sarebbe riuscito ad avvolgersi subito nell’ombra se lei si fosse girata. Sorrise, rimpiangendo di non aver avuto quell’abilità quand’era piccolo.

I suoi occhi si strinsero quando vide un uomo spingere di proposito Angelica contro il muro e proseguire. Fu sorpreso dalla rabbia dell’uomo. Facendo un respiro profondo, Michael continuò a camminare e si mise davanti a lui. Quando fu di fronte a lui, entrambi si fermarono e si fissarono. All’improvviso ricordò qualcosa che una volta aveva visto fare a Damon contro un demone che lo aveva fatto incazzare.

“Dov’è il fuoco?” chiese Michael con un sorriso freddo.

Le labbra dell’uomo si aprirono, mostrando una bocca piena di denti marci che fece quasi vomitare Michael. La sua mano scattò e lui premette il petto del demone senza fargli male, lo toccò soltanto. Sogghignò vedendo la confusione del demone.

“Hai mai sentito parlare di autocombustione?” chiese Michael prima di ritrarre la mano. “Altrimenti ti faccio un corso accelerato.”.

Michael indietreggiò e svanì rapidamente quando il demone abbassò lo sguardo verso il proprio petto, urlando di dolore. La gente intorno a lui iniziò a gridare e a correre quando i suoi vestiti iniziarono a prendere fuoco. Nel giro di pochi secondi la sua pelle divenne rossa, prima di essere coperta di vesciche e bruciare come cenere.

Angelica si fermò e guardò indietro quando sentì l’uomo urlare, e si chiese cosa diavolo fosse successo. Era un demone, lo sapeva, ma chi lo aveva attaccato in modo così doloroso? Angelica alzò un sopracciglio per non averci pensato prima, poi sospirò, immaginando che probabilmente era stato un altro demone ad attaccarlo.

Scrollando le spalle continuò a scendere i gradini e sorrise quando sentì l’inconfondibile sfrigolio di ossa che bruciavano. Storm aveva ragione quando aveva detto che la maggior parte dei demoni si sarebbero distrutti a vicenda. Angelica si scansò rapidamente quando diversi agenti della sicurezza salirono le scale per scoprire cos’avesse seminato il panico tra la gente.

Michael avvolse le ombre intorno a sé e scese, restando nascosto quando vide Angelica. Gli camminava proprio accanto e lui trattenne un sorriso. Non sapeva cosa stesse facendo laggiù da sola, ma era davvero divertente seguire sua madre.

Sapeva che Angelica non si ricordava di lui, mentre i ricordi che lui aveva di lei erano limpidi, persino il suo nome era lo stesso di sempre. Era a causa sua se non aveva mai trovato una donna... nessuna che lo amasse come lei aveva amato lui e Damon.

Aveva passato molto tempo a pensare che l’unico vero amore fosse quello che una madre prova per i suoi figli. Almeno fino a poco tempo fa, quando le persone intorno a lui lo avevano portato a riconsiderare quella teoria.

Angelica era in piedi sulla banchina e osservava le persone che camminavano e vivevano la loro vita. Vedendo un bambino giocare accanto a sua madre e sorriderle le ricordò quello che aveva fatto Syn all’ospedale. Lei sorrise al bambino, desiderando avere il potere di proteggerlo dai demoni poiché sua madre lo aveva inconsapevolmente portato in quel tunnel in mezzo a loro.

Si sentì rimpicciolire rendendosi conto che i suoi pensieri erano appena tornati al punto di partenza... di nuovo da Syn. Sentendosi un po’ imprudente, si avvicinò alla ringhiera che impediva alla gente di cadere sui binari e si sporse un po’, guardando a destra e a sinistra. Voltandosi verso sinistra, seguì la ringhiera fino alla fine e si sporse di nuovo per osservare meglio il tunnel.

Tutto ciò che vide fu l’oscurità, interrotta dagli sprazzi di luce delle fioche lampade che illuminavano ben poco. Erano troppo distanti tra loro per servire a qualcosa. Non era un segreto che lei odiasse le gallerie e il buio. In quel momento desiderava davvero che Zachary fosse lì con lei. Con un movimento della mano lui avrebbe potuto illuminare tutto ciò che voleva con una fiamma sospesa.

Quando la prima volta aveva radunato le piccole fiamme davanti a lei solo per mostrargliele, lei lo aveva chiamato “piccola lucciola” per settimane. Sorrise a quel ricordo. Almeno Zachary avrebbe potuto distrarla un po’ ed era molto più sicuro che allearsi con un Dio del Sole che le faceva stringere le gambe per il desiderio.

Aprendo il borsone, estrasse una sfera di cristallo che aveva preso dall’arsenale del castello e saltò giù sulla passerella di manutenzione che attraversava il tunnel.

Non si voltò per guardare indietro... se lo avesse fatto, avrebbe visto Michael scivolare nell’oscurità per seguirla in silenzio.

Michael continuò a seguire i movimenti di Angelica attraverso il tunnel e distolse lo sguardo quando uno dei treni sfrecciò accanto a lui verso la banchina. Lo spostamento d’aria provocato gli fece svolazzare i capelli e gli abiti, ma con esso arrivò anche l’odore dei demoni... erano in tanti.

Quando guardò di nuovo la galleria, vide Angelica fermarsi e guardarsi alle spalle. Entrando nell’ombra si accigliò, rimpiangendo di non fare parte del PIT. Nessun bravo figlio vorrebbe che il lavoro della propria madre fosse così pericoloso.

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