Spiando La Mia Canaglia - Dawn Brower

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SPIANDO LA MIA CANAGLIA

Indice

Ringraziamenti

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

CAPITOLO QUINTO

CAPITOLO SESTO

CAPITOLO SETTIMO

CAPITOLO OTTAVO

CAPITOLO NONO

Epilogo

DUE PAROLE SULLAUTRICE

LIBRI DI DAWN BROWER

Questo è un lavoro di fantasia. Nomi, persone, luoghi ed eventi sono frutto della creatività dellautrice o utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a luoghi attuali, organizzazioni o persone, vive o morte, è puramente casuale.

Spying on My Scoundrel Copyright © 2020 Dawn Brower

Cover art e modifiche a cura di Victoria Miller

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta elettronicamente o in qualsiasi altro modo senza lesplicita autorizzazione dellautore o delleditore, fatti salvi alcuni stralci di paragrafi a scopo recensione.

Pubblicato da Tektime

Alla mia Famiglia, senza di voi molto probabilmente avrei cambiato idea, tanto tempo fa. Magari ogni tanto potrò risultare insopportabilema vi amo. Ringrazio il Cielo di avervi nella mia vita, soprattutto nei momenti bui della mia vita, quando sentivo di non avere speranza di trovare la luce. Grazie per il vostro sostegno. Non ci sono parole sufficienti per ringraziarvi abbastanza per tutto quello che avete fatto per me.

Ringraziamenti

Vorrei ringraziare di cuore il mio editore e designer, Victoria Miller. Lei mi ha aiutato molto più di quanto potrei esprimere a parole. Le sono davvero grata per tutto ciò che ha fatto per me e per avermi permesso di miglioraree di diventare migliore. Mille volte Grazie.

E un grazie anche a Elizabeth Evans. Ti sono grata perché ci sei sempre stata e perché mi sei amica. Tu rappresenti molto, per me. Dirtelo a parole non è abbastanza ma, comunque sia, grazie per la persona amica che sei.

CAPITOLO PRIMO

Estate 1835

Lady Giacinta Barrington avrebbe preferito di gran lunga essere a casa sua, ad Havenwood, ma invece fissò fuori dal finestrino della carrozza della sua famiglia. Erano diretti alla tenuta di Weston Manor per una serie di feste che sua madre era convinta sarebbero state vantaggiose per lei e suo fratello Elia. A nessuno dei due ragazzi piaceva lasciare la propria casa, ma almeno il ciclo delle feste sarebbe durato non più di due settimane. Poi sarebbero tornati a casa e avrebbero potuto godersi in santa pace il resto dellestate. Chiaramente, se alla loro madre non fosse venuta in mente qualche altra stupida festa a cui portarli.

"Per quanto ancora dobbiamo viaggiare in carrozza?" chiese Elia, in tono quasi lamentoso. Giacinta non poteva dargli torto: comunque, per essere un ragazzo che si apprestava a diventare un uomo, si comportava ancora come un bambino viziato, troppo per i suoi gusti. Anche lei sarebbe voluta scappare da quella insulsa situazione ma cercava di mantenere un contegno. Comunque, suo fratello aveva ragione: le sembrava che viaggiassero da uneternità, ormai.

"Ancora per poco. li rassicurò la madre.

"Anche lo zio Killian parteciperà a questa festa?" chiese Elia. Si passò le dita tra i ribelli capelli castani, facendogli assumere pose ancora più bizzarre.

Elia adorava lo zio eroe. A lui era permesso vederlo e frequentarlo molto di più di quanto non fosse concesso a Giacinta. Per questo, lei trovava il fratello irritante e detestava andare insieme con lui da qualche parte. Un'altra ragione per cui non sopportava l'idea di partecipare a quelle stupide feste.

"Lo zio Killian non verrà." rispose secca la loro madre Odessa, contessa di Havenwood. Si sistemò dietro lorecchio un ciuffetto di capelli bruni, scappati poco prima allacconciatura a causa di una folata di vento che aveva investito la carrozza. "Credo invece che ci sarà vostra cugina Scarlett, insieme a zia Gabriella."

Giacinta arricciò il naso. Le piaceva sua cugina, ma c'era qualcosa di strano in lei. A volte Scarlett le sembrava un po misteriosa. Parlava di strane cose che lei non capiva. Anche zia Gabriella era così. Era quasi come se non appartenessero del tutto alla famiglia anche se, ovviamente, erano del loro stesso sangue. Anzi, erano parenti stretti.

"Non avevate detto che sarebbero venute alla festa disse Giacinta Perché non hanno viaggiato in carrozza con noi?

Per quale motivo la mamma non aveva detto nulla? Giacinta la fissò e attese che parlasse, ma sua madre rimase in silenzio. Ma Giacinta non si arrese. Lei non era tipo da mollare così facilmente.

Una bella tenuta apparve alla loro vista e tutti gli occhi si puntarono su di essa. "È Weston?" chiese Elia.

"Immagino di sì." rispose la madre.

Era una maestosa tenuta situata vicino a grandi scogliere che si affacciavano sull'oceano sottostante. Giacinta era eccitata dalla curiosità. Non era mai stata in quella parte del paese e, sebbene non lo avrebbe mai confessato apertamente, non vedeva lora di esplorare la spiaggia sotto le scogliere. Aveva sentito dire che c'erano grotte che portavano a riva. Non appena le fosse stato possibile sarebbe andata a dare unocchiata, per scoprire se era vero. Ma per prima cosa, avrebbe dovuto assicurarsi che Elia non la tallonasse. Non voleva essere responsabile di quel moccioso viziato!

"Mamma - continuò Giacinta - a proposito di zia Gabriella e Scarlett..."

"Ci raggiungeranno in tenuta entro la fine di questa settimana - la interruppe sua madre - C'è stata un'emergenza a Kingsbridge e non hanno potuto viaggiare con noi."

Giacinta voltò lo sguardo. Era convinta che sua madre stesse nascondendo qualcosa, ma per ora avrebbe lasciato perdere. Grazie, mamma. disse.

La loro carrozza girò verso il lungo viale e si diresse all'entrata principale del Weston Manor. Giacinta fissò le scogliere. Tre giovani signori stavano camminando insieme proprio sul bordo. Due erano i gemelli identici Christian Kendall, Marchese di Prugnolo ed erede del ducato di Weston, e Lord Nicholas Kendall, lerede in seconda. Giacinta non poteva esserne certa, ma immaginò che l'altro signore che passeggiava con loro fosse il cugino più giovane, Rhys Rossington, conte di Carrick ed erede del Marchesato di Seabrook. Quanto i gemelli erano bruni di capelli, così il giovane conte aveva i capelli talmente biondi che sembrava brillassero, alla luce del sole. Giacinto avrebbe voluto dargli unocchiata più da vicino. C'era qualcosa in lui che lattirava.

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