Luna Piena - Ines Johnson

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Luna Piena

Copyright © 2017, Ines Johnson. Tutti i diritti riservati.

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Prodotto negli Stati Uniti d'America

Prima edizione 2017

Indice

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Capitolo 14

Capitolo 15

Capitolo 16

Capitolo 17

Capitolo 18

Capitolo 19

Capitolo 20

Capitolo 21

Capitolo 22

Capitolo 23

Capitolo 24

Capitolo 25

Capitolo 26

Capitolo Uno

Pierce guardò la città ritirarsi mentre il treno prendeva velocità. Le guglie degli edifici si restringevano. Le luci brillanti e fluorescenti svanivano nello scintillio dell'orizzonte e lasciandosi alle spalle le stelle. Chiudendo gli occhi, si accasciò sul sedile e fece la prima inspirazione profonda dopo gli ultimi due mesi.

I dolori che gli erano venuti dalla collisione della nuca con i binari del treno erano un lontano ricordo. L'unica cosa che rimaneva dell'incidente era una leggera fitta al collo quando girava la testa troppo a destra. A parte quello, Pierce era di nuovo sé stesso, di nuovo da solo.

Guardò il lungo corridoio del vagone del treno. La calca dei corpi si muoveva. I genitori stringevano le mani sui polsi dei bambini che si dimenavano. Coppie camminavano in tandem lungo una corsia unica, non volendo lasciare che lo stretto passaggio si frapponesse al loro amore.

Pierce si distese sul suo sedile, da solo nella cabina in fondo al vagone. Girò il volto dall'altra parte della folla. Immediatamente gli tornò il torcicollo. Lo ignorò. Sarebbe passato presto.

Guardò fuori dal finestrino il paesaggio in rapido movimento. La Luna incombeva grande, sempre presente. Nell'oscurità del nuovo giorno, i raggi della Luna chiamavano la sua natura, il lupo impaziente dentro di lui.

Le sue dita si srotolarono dal pugno che non si era reso conto di aver chiuso. Si passò la zampa tra i riccioli stretti e uniformi in cima alla testa. Era andato da un barbiere prima di lasciare Sequoia City. Entro la fine di quella settimana, nella natura incontaminata, la sua criniera sarebbe stata di nuovo selvaggia.

Gli uomini Alcede erano noti per veder apparire i peli della loro prima barba a tredici anni. Pierce era del tutto Alcede. Ma a differenza di suo padre e di suo fratello maggiore, che avevano entrambi rapporti di lunga data con i loro rasoi, Pierce non si era mai preoccupato dei peli liberi che coprivano quasi ogni area del suo corpo.

La mattina precedente, sua madre lo aveva trascinato dal barbiere, proprio come quando era bambino. Aveva insistito perché fosse presentabile per il suo viaggio. Lui aveva scherzato sul fatto che nessuno l'avrebbe visto tranne gli animali. La pelle si era raggrinzita intorno agli occhi stanchi di Karyn Alcede. La mascella di sua madre si era serrata così forte che si vedevano le sue vene del collo pulsare. Invece di rispondere, gli aveva dato una pacca sulla spalla e poi si era ritirata in un angolo a guardare i capelli cadere dalla sua testa e dal suo viso.

Ora, solo al suo posto, il petto di Pierce si era irrigidito. Un dolore gli saliva in gola mentre cercava, senza riuscirci, di reprimere le emozioni non espresse. Quando chiuse gli occhi, vide il labbro tremolante di sua madre mentre gli sorrideva sulla banchina del treno. Gli aveva passato la mano tra i capelli tagliati. Sentì la zampa ferma di suo padre sulla sua schiena mentre Harold Alcede augurava a suo figlio un buon viaggio. I suoi genitori fermi sul binario mentre il treno si allontanava.

Da dentro il vagone, Pierce aveva visto i suoi genitori serrare i ranghi mentre lui si allontanava sempre di più da loro. Aveva visto lo smarrimento nei loro volti; mentre il suo respiro si alleggeriva. Li vedeva stringersi insieme per riempire il vuoto che lui aveva lasciato; mentre il suo cuore si alleggeriva. Più leggero perché si era tolto il peso di stare fermo, di non muoversi, di fingere di essere qualcosa di diverso da quello che era.

Il treno si allontanò e i suoi genitori divennero punti fissi all'orizzonte. A ogni rotazione delle ruote del treno, Pierce si sentiva libero, e la libertà lo appesantiva sotto una montagna di senso di colpa. Quel senso di colpa e quella leggerezza si agitavano nel suo cuore come succedeva sempre all'inizio di un nuovo viaggio.

Nel corso degli anni, aveva cercato di frenare la sua voglia di correre. Ma ogni anno che passava, diventava sempre più forte. Mentre il treno prendeva sempre più velocità, il lupo di Pierce si agitava, eccitato dall'idea di uscire in uno spazio aperto e correre; correre fino a quando il suo cuore non fosse esploso. Si sarebbe riposato, poi si sarebbe alzato, e poi avrebbe ricominciato tutto da capo. Il suo pelo sarebbe cresciuto selvaggio senza nessuno che se ne curasse. Avrebbe dovuto tenersi al sicuro senza nessuno che gli coprisse le spalle.

Al rumore crescente delle ruote, le sue orecchie si drizzarono. Il suo sguardo acuto colse il movimento nel paesaggio incolto fuori dalla finestra di vetro. Le sue dita tamburellarono contro il bracciolo. Il suo piede batteva contro la moquette sottile.

La punta del suo naso era fredda. Era appoggiato al finestrino. Il suo respiro sembrava una nuvola ansiosa sul vetro. La condensa si sciolse, lasciandosi dietro una forma che ricordava un cuore.

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