Walter Scott
La promessa sposa di Lammermoor, Tomo 3 (of 3)
CAPITOLO I
Tal de' suoi figli al numeroso stuolo
Segnò d'angosce miserando calle
Il primo padre! Almen compagna al duolo
In questo dell'esilio amara valle
Ebbe una sposa; io derelitto e solo
All'albergo natio volgo le spalle.
Non m'arresterò a descrivere, perchè superiori ad ogni descrizione, i sentimenti di sdegno e di cordoglio che si straziavano a vicenda il cuore del sere di Ravenswood nell'allontanarsi dal castello de' suoi antenati. Il biglietto di lady Asthon era concepito in termini sì sgradevoli, che non gli sarebbe stato permesso il rimanere un istante di più entro il recinto di quelle mura, e mostrarsi consentaneo a quella alterezza, che in lui anche troppo allignava.
Il marchese di Athol ravvisava in parte, come arrecato a se stesso, l'affronto sofferto dal suo parente; ma coll'animo di far qualche tentativo a fine di riconciliare gli animi delle due parti, lo lasciò partir solo, dopo averne ottenuta la promessa che lo aspetterebbe alla Tana della Volpe, picciola osteria situata, i leggitori se ne ricorderanno, quasi a mezza strada fra il castello di Ravenswood e la torre di Wolfcrag, vale a dire lontana in circa quattro miglia da ciascuno de' due castelli. Si prefiggea il Marchese di raggiungere colà Edgardo nella sera medesima, o al più tardi alla domane del dì successivo. Se avesse ascoltate soltanto le voci del proprio risentimento, sarebbesi partito in quell'istante dalla casa del lord Cancelliere; ma la sua visita nascondea in oltre politici divisamenti, che non gli piacea metter da banda, senza avere almeno fatto prova di mandarli ad esecuzione. Lo stesso sere di Ravenswood, ad onta della rabbia che il lacerava, non volea chiudere ogni adito a quella pacificazione, che poteano dare a sperare e l'opera del nobile suo congiunto, e i sentimenti del lord Cancelliere, sempre manifestatisi allo stesso Ravenswood favorevoli. Quindi avea confermato il Marchese nell'intenzione di trattenersi ancora per alcune ore nell'abitazione di ser Guglielmo, senza poi arrestarvisi egli più lungo tempo di quello che fu necessario per concertare col parente il luogo dello scambievol ritrovo.
Trascorse tutto il viale del castello di gran galoppo, quasi sperasse colla rapidità del fuggire sottrarsi al tumulto degli affetti ai quali trovavasi in preda il suo cuore; ma ogni sforzo a tal fine era vano, e a poco a poco divenne più lento il suo corso. Poichè gli alberi ebbero nascoste ai suoi sguardi le alte torri del castello d'onde partì, e impotente a sbandire le penose considerazioni che gl'ingombravano l'animo, finalmente si abbandonò alle medesime, senza prendersi veruno studio di allontanarle. Il sentiero su cui trovavasi in quel momento, guidava alla fontana della Sirena e alla capanna di Alisa; circostanza per cui gli si svegliarono con forza nella mente le idee superstiziose che in generale aveansi allora circa il preteso influsso di questa fonte sulla casa di Ravenswood, e i suggerimenti di cui indarno la vecchia cieca lo aveva munito.
Gli antichi proverbj, pensava fra se medesimo, talvolta dicono la verità. La fontana della Sirena è stata anche di recente fatale alla famiglia di Ravenswood, e ha veduto l'ultimo atto di follia dell'erede della medesima. Alisa ebbe ragione, e mi trovo nello stato che da essa mi fu predetto, in uno stato anzi più deplorabile. Lo scorno cui soggiacio, è maggiore di quanto ella avea presagito. Se non mi sono collegato in nodi di parentela colla famiglia del perditore della mia gente, nondimeno mi sono avvilito a desiderarlo, ed ho provata l'umiliazione di uno sprezzante rifiuto.
É nostro obbligo il narrare la storia siccome ne fu raccontata, e se verrà posto mente ai tempi ne' quali accaddero gli avvenimenti or descritti, e alla propensione che al maraviglioso aveano coloro, per cui opera furono successivamente di labbro in labbro trasmessi, non arrecherà stupore, se questa leggenda è tinta dei colori della superstizione; altrimenti, sarebb'ella mai una storia scozzese? Presenteremo pertanto ai nostri leggitori, priva di glose, una straordinaria avventura accaduta a Ravenswood in vicinanza della solitaria fontana; straordinaria avventura che si ebbe in quel tempo, e che si ha tuttavia fra gli Scozzesi, per un'apparizione soprannaturale. Noi crediamo cionnullameno che possa venire spiegata senza ricorrere ad un sovvertimento delle leggi ordinarie della natura; e forse i nostri leggitori verranno, io credo, di tal avviso, prima che si termini questo capitolo; ma abbandoniamo un tal soggetto alle loro meditazioni, lasciando così anche agli amatori de' prodigj la soddisfazione di trovar qualche pagina di questa storia ai loro gusti conforme.
Circa dugento passi lontano dalla fontana, il cavallo di Edgardo, fermatosi d'improvviso, rizzò le orecchie, impennossi e per due volte, punto dagli speroni, ricusò di andare avanti, come se gli fosse dinanzi qualche oggetto che lo spaventasse. Ravenswood, dopo avere vôlti gli occhi per ogni intorno, vide fra mezzo agli alberi e alle rovine, una donna seduta sulla stessa pietra, ove si stette in compagnia di Lucia, quando l'un l'altro il giuramento di eterno amore si diedero. La prima idea offertasigli all'animo fu, che Lucia avendo immaginato che egli si terrebbe su quel sentiero, si fosse colà trasferita per confortarlo almeno a sostenere la comune sciagura, e per congedarsi l'estrema volta da lui. Dopo aver fatti nuovi inutili sforzi per mandare innanzi il cavallo, finalmente ne scese, e legato l'animale ad un albero, corse alla fonte gridando: Miss Asthon! Lucia!