Anton Barrili - Tra cielo e terra: Romanzo стр 3.

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Tra gli uguali, qualche amico sincero aveva tentato dissuaderlo, arrischiandosi a dirgli che commetteva un errore; ma egli non aveva voluto convenirne. Altri gli dicevano: «Fai bene; è stata uningiustizia; le ingiustizie non si sopportano». Ed egli rispondeva con un vivo cenno di assenso, quasi di ringraziamento, come uno che si senta compreso, congedandosi con una poderosa stretta di mano da tutti quei vecchi compagni, ai quali lasciava un gradino vuoto su quella scala di Giacobbe che conduce al paradiso del viceammiragliato.

Era sicuro del fatto suo; la risoluzione gli pareva buona, per il caso presente e per i casi futuri. Infatti, che cosa sperare da quel ministro, che era stato suo comandante in una memorabile crociera e che aveva mostrato in parecchie occasioni di non poterlo soffrire? Effetto di una ruggine antica, per una manovra fatta da lui, di suo capo, che il comandante non aveva ordinata, che anzi aveva biasimata. Un po troppo presto, per altro: lo scandaglio, la mattina dopo, aveva dimostrato a tutti che seguendo ciecamente gli ordini del comandante si sarebbe rimasti incagliati. Quattro palmi di sàgola avevano dato ragione allinferiore; e il superiore se lera legata al dito, quantunque linferiore si fosse studiato con ogni maggior cura di non lasciar trasparire il sentimento della propria superiorità. Una promozione, dopo quel giorno malaugurato, era venuta per tutte due, luno giungendo al grado di tenente di vascello, laltro al grado di contrammiraglio. Due anni ancora, e il contrammiraglio diventava ministro. Il ministro si era slegato finalmente il dito, saltando nelle prime promozioni il tenente di vascello.

Lagnarsi? È presto detto. In che modo? Aspettare che cascasse il ministro; sì, fra due o tre anni, e intanto divorarsi laffronto. No, niente aspettare; perciò aveva mandata la sua dimissione. Cosa amaramente spiacevole per lui, quanto edificante per tutti, la sua dimissione era stata accettata a volo. Brutto momento, vedersi così di punto in bianco fuori delluscio! Ma cè «la buona compagnia che luom francheggia»; e questa, nei brutti momenti, consola.

Ahimè, non del tutto. A lui una pena sorda restava nel profondo dellessere. Amava il mare; il bel mare, così pieno di misteri, così magnifico nella collera, così augusto nella calma, che pare abbia unanima, e grande, meravigliosamente grande, grande almeno sei volte quella dellumanità tutta quanta; il buon mare che mette in comunione tutte le creature viventi, assai più ed assai meglio che non facciano tante strade ferrate e tanti telegrafi. In questi dotti congegni cè sempre larte di un mondo piccino, piccino come tutte le trovate degli uomini; cè sempre lidea di sentirsi passare in una cruna dago, assottigliati, stiacciati, tanagliati dagli attriti continui del passo. E poi, che cosa sono le invenzioni delluomo, ristrette ad un solo ufficio, ordinate ad una sola utilità, in confronto di quella superficie azzurra, pianura liquida e senza solco, che palpita e porta, mobile, gloriosa e superba, che dà moto e gioia a tanti organismi animati, colore agli occhi, calore agli spiriti, essendo ad un tempo la via e la vita?

Tutto è nuovo su quella via, labbiate pure cento volte percorsa; ve la fanno parer sempre nuova i mille diversi aspetti delle cose, nella vastità sconfinata degli orizzonti, nella infinita varietà delle tinte, mezze tinte e sfumature, dellaria e dellacqua. Il punto a cui volgete la prora è di giorno una striscia di azzurro, di grigio, di roseo, sullultimo lembo del mare, una striscia tenue che non vi offre il colore stridente nè i contorni aspri del vero; nella notte, poi, è un punto di fuoco, che getta sulle acque un raggio luminoso; più spesso, e di giorno e di notte, è linvisibile, il nulla, ma con la sublime certezza di vedere, di trovar qualche cosa, al momento prefisso, sulla via che vi dimostrano le stelle, che vi traccia infallibilmente un computo aritmetico. E intanto il lontano fa pensare; locchio intravvede linfinito; lanima sente Dio; nè ci sono professori di calcolo per rimpicciolirvi quello con la figura di un otto coricato, nè filosofi del malanno per dirvi che questo è un sogno, una idiosincrasia naturale, una concrezione storica del vostro pensiero.

Con che ansia, adolescente allievo del collegio di marina, aveva aspettato il giorno del suo primo imbarco! Con che passione aveva fatto il suo primo viaggio, quindici anni addietro! Lo aveva sentito cantare e sospirare, fremere, urlare e ruggire, quel mostro immane dai grandi occhi verdi e dal dorso di spume! E lo aveva ammirato nella molteplicità degli aspetti, soavi e terribili, graziosi e feroci, sempre nuovi e stupendi; lo aveva amato nella salubre vivezza delle fragranze, nella dolce giocondità dei ritmici cullamenti. E dopo tante ammirazioni, dopo tanti amori, lo aveva lasciato! Ma sì, che volete? gli avevano fatta uningiustizia. Le ingiustizie non si sopportano, o si mostra di averle meritate; nel qual caso non sono più ingiustizie, ne convenite? Triste cosa, per altro! Aveva sempre sognato una guerra, da far le sue prove anche lui, da onorare lItalia, questa lunga penisola che pare una gran nave imbozzata attraverso il Mediterraneo, e che non dovrebbe starci, perdio, come un pontone, come una fregata in disarmo. Quella guerra non laveva certamente invocata; il valoroso non invoca i pericoli, che non sono solamente per sè, ma per tutti; li aspetta, e si prepara ad affrontarli.

Aspettando la guerra, preparandosi a quella, il soldato serve la patria. E perchè non laspettava egli ancora, passando sopra ad una cattiveria di ministro? Infine, gli uomini passano, la patria resta. Verissimo, questo; ma è verissimo ugualmente che son tutte parole. La patria che resta è sorda, cieca e muta; non vi sente, non vi vede, non vi conforta per nulla, non vi consola affatto, non vi vendica di quellaltra che passa, agitandosi intorno a voi, standovi sotto, accanto e sopra, che vi giudica senza criterio, ammirandovi di fuga quando il caso dà a voi di far bene e a lei di non poter fare altrimenti, disprezzandovi quando ne può avere un pretesto, deridendovi spesso e volentieri, ne abbia o non ne abbia ragione, solo che si presenti un appiglio. La patria grande, la vera, dopo tutto, si serve con dignità. Levate la dignità al soldato, e non gli resta più nulla; cè la morte nellanima, e il servire è vergogna.

Per altro, non credeva di dover tanto soffrire, obbedendo alla voce della propria coscienza. Fu una triste giornata quella in cui gli annunziarono che la dimissione del tenente Sospello era stata accettata. Ah, non voleva stare neanche un giorno alla berlina delle condoglianze. Le sue valigie erano fatte, in attesa dellevento. Se ne andava subito subito; e lontano, molto lontano dal mare, che non voleva vedere mai più. Alla terra de suoi padri, alle Alpi, avrebbe chiesto il rifugio; possedeva ancora una bicocca, lassù. Di vecchi non cera più nessuno, ad aspettarlo: restava una sorella maggiore, nobile e santa creatura, che tantanni prima avrebbe desiderato di chiudersi in un monastero, ma non aveva osato farlo, per non lasciar solo del tutto il suo vecchio babbo. Morto quello, non aveva potuto lasciar solo e vuoto il vecchio palazzo, dove cinque generazioni di Sospelli di Vaussana erano passate, e dove era naturale che ella restasse per custodire il posto alla settima, se mai il fratello Maurizio si risolvesse di continuare la stirpe.

Buona e cara Albertina! Egli andava a farle compagnia nella triste casa; e qual compagnia! Lei, fastidita del mondo anche prima di conoscerlo, certamente per qualche intima ragione si era appartata a quel modo, rinunziando alle gioie della vita; se pure la vita ne ha. Anchegli, vecchio scapolo, che aveva sognato dimpalmare la gloria, offeso un giorno nella sua dignità, rinunziava a tutti i sogni di una legittima ambizione, per andarsi a rinchiudere nella casa dei suoi maggiori, come un povero alcione ferito va a posar lala sanguinolenta sul nido abbandonato.

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