Anton Barrili - La notte del Commendatore стр 4.

Шрифт
Фон

Eh via!diss'egli,per chi mi piglia? Il patto è largo; ma io non sono già uno strozzino. So bene che loro signori dànno l'anima al diavolo per molto meno. Anzi, a dirla schietta, l'offerta ha fatto calar la domanda. Io del resto non vo' farmi altro da quel che sono, e ammetto quel che si deve. Sì, certo, c'è delle anime che le vorrei, anche a doverle cambiare con tutte l'altre che ci ho, e farei patto di non tenermene pur una di mostra. Ah, quelle là, le so dir io che mi fanno gola; perchè quelle là consolerebbero le mie tenebre ed io potrei formare una brigata di persone a modo. Ella vede, signor Commendatore; io non sono poi brutto come mi dipingono e vado anzi girando maledettamente nel tenero. Una donna è andata lì lì che non m'indovinasse; ed è santa Teresa, la quale ha scritto di me: «un disgraziato, che non può amare». Ma già, si diventa vecchi, ed io non potrei giurarle che un giorno o l'altro non mi farò cappuccino. Via, lasciamola lì; che non vorrei sbottonarmi troppo. Queste anime che so io, vere anime pulite, dubitano spesso, perchè spesso hanno ragione di affliggersi; ma egli vien sempre un giorno che si fermano in qualche loro concetto, vi s'appigliano, come a sterpi o radici d'albero sull'orlo del precipizio, e non sono più mie, vanno lungi da me, dove vanno tutti coloro che hanno bene amato e bene creduto. A me restano gli altri, imbroglioni d'ogni risma, colpevoli d'aver fatto ritornare la maggior parte dei nati di Adamo nel limbo dei bambini. Scusi, sa; parlo per metafora; ma «se' savio e intendi me' ch'io non ragioni». Dunque, tornando al fatto nostro, non vo' contratti, io; le fo servizio e mi basta il piacere di farglielo. Quando sarà vecchio, via, mi darà un ricordo, la sua fotografia, con due righe di dedica. A questo non ci rinunzio, lo tenga a mente. Fo un albo di duecento ritratti, di persone rispettabili, da Noè fino a noi (fra ugioli e barugioli si può ancora metterle insieme) e godrò di avercela Lei, se prima di quel tempo non mi gira nel manico.

Grazie infinite;rispose il signor Commendatore inchinandosi; che non gli pareva di poter fare di meno, in risposta a tanta cortesia profumata.

A noi, ora;esclamò il gentiluomo della penna di gallo;è in ordine?

Sì; non ho neppur da far testamento. Da dieci anni è scritto e firmato su tutte le facce.

Ottima precauzione! Ogn'uomo per bene dovrebbe fare il suo, appena giunto ai ventuno, anco a non averci che le sue carabattole di studente da lasciare agli amici. Così almeno s'imparerebbe ad essere uomini assegnati e si piglierebbe la consuetudine salutare di guardar bene addentro nel cuore della gente. Ogni anno, poi, se ne potrebbe fare un altro, e creda a me, si riderebbe molto a vedere le cantonate che si fossero prese l'anno addietro, nel giudicare di questo e di quello.

Così dicendo, il sarcastico personaggio si accostò al tavolino, e, tolto dal vassoio il vaso del tè, ne versò quanto bisognava nella chicchera; indi vi dette un soffio, come per diradarne il fumo e presentò la tazza al signor Commendatore.

Ed orasoggiunse cantarellando,ed or, signore, il cenno mio la invita a libar questo nappo ove fumando sta non più il suo tè la vita!

Il signor Commendatore non potè in quel punto trattenersi dal ridere sotto i baffi, parendogli che nella cadenza il suo Mefistofele avesse una stecca falsa.

C'è un po' di ruggine in gola; che vuole? non sto in esercizio;ripigliò quell'altro, che notava ogni cosa.Orsù, dunque, e beva caldo.

Il nostro gentiluomo prese la chicchera dalle mani dell'ospite e la guardò, rimanendo un poco perplesso. Ed egli non aveva po' poi tutti i torti; che simili casi non occorrono due volte nella vita d'un uomo. Volse quindi un'occhiata in giro; vide là in fondo alla camera il suo letto a sopraccielo, che lo avrebbe aspettato invano colla rimboccatura tirata in giù sulla proda e colla camicia da notte spiegata; pensò alla signora Zita, che avrebbe fatto le meraviglie a non vederlo la mattina vegnente Ma sì, che cosa avrebbe detto e pensato la signora Zita di lui? E come l'avrebbe rimbrodolata quell'altro? Come avrebbe combinato le cose presenti colle future, per modo

Basta; o non era affar suo? e non doveva pensarci lui?

Così il buon Commendatore mise l'animo in pace, e alzata la chicchera, accostò l'orlo alle labbra, e bevve timidamente il primo sorso. Egli temeva diffatti che la bevanda dovesse scottare. Ma appena era tiepida; di guisa che egli in una seconda sorsata mandò giù il rimanente. Per altro, quella volta il suo tè gli seppe d'amaro. Sfido io; senza zucchero!

Fu quello, dopo tutto, un senso fugace del suo palato. Un gran mutamento si operava frattanto in tutto il suo essere. Il sangue scorreva gagliardo nelle arterie; la persona si ergeva snella sul fianco; il viso era fresco e lucente; gli occhi scintillavano; i muscoli tutti brillavano, come fossero molle di acciaio. Intanto, l'ospite suo, la camera, tutti i muti testimoni della sua triste vecchiaia, erano scomparsi. Aveva diciott'anni nè più nè meno. E, scambio della chicchera (dov'era andata la chicchera?), il signor Commendatore si trovò fra le mani un pezzo di carta, coi fregi sui margini e un bollo largo tanto, in cui si diceva che il signor Niccolò Ariberti aveva superato il giorno addietro con lode la prova d'ammissione agli studi legali nella università di Torino.

To'!diss'egli ammirato.Nell'università di Torino, dove per l'appunto ho fatto i miei studi? Non mi dispiace.

Fu questo l'ultimo anello che congiungesse il signor Commendatore alla sua morta vecchiezza. Da quel punto egli non ebbe più memoria di nulla; entrava a gonfie vele nel mare della sua gioventù. Diciott'anni! L'età dell'oro!

CAPITOLO II

Dove si sente la primavera ad autunno inoltrato.

Il sole, quantunque si fosse a mezzo novembre e sotto le Alpi, amiche degl'inverni precoci, non era mai parso così splendido come quel giorno al nostro adolescente. Egli era allegro, felice, beato, e per due buone ragioni.

Cominciamo dalla prima, e dalla più vicina eziandio. Egli non aveva più, per quell'anno, da pensare agli esami.

Intenda la sua beatitudine chiunque, tra' miei più giovani lettori, ne ha ancora parecchi da mandar giù e griderebbe volentieri: transeat a me calix iste, se nulla nulla sperasse di essere esaudito. In verità, gli è un grosso guaio cotesto, di dover rispondere sì o no intorno ad una materia che non si è studiata, e ad uomini che qualche volta ne sanno quanto noi, cioè a dire pochino, pochino. Aggiungete che qualche volta il sì ed il no, anco a indovinarla, non bastano. Ci sono dei professori assetati, i quali hanno fatto il conto colla statistica alla mano, e pensano che, a questi patti, stando neutrali il diavolo e i santi, il cinquanta per cento dei giovani vi rispondono in tono. Ora questo non va bene; pretendono che l'alunno risponda per filo e per segno; che sostenga il suo sì, o il suo no, corredandolo di documenti e di prove.

Questi, s'intende, sono i professori birboni, che si stimano poi, ed ai quali si manderanno volentieri i propri figli, se ne saranno capitati, e se i professori avranno avuta la pazienza di aspettarli; ma che pel momento si mandano a tutti i settecentomila settecento e settantasette diavoli, nel paternostro della bertuccia.

In simili casi, al povero studente (povero perchè della sua scienza non possedeva neanche gli spiccioli) gli bisognava destreggiarsi come un pilota in burrasca, e in mare seminato di scogli. La reticenza, così lodata una volta dal suo maestro fra tutte le figure retoriche, gli sarebbe rinfacciata come una colpa. Ad altro, ad altro gli conviene far capo; altri spedienti, altri artifizi gli occorrono. Figuratevi che egli ha da diventare anche fisonomista, e cogliere tra le grinze del volto, perfino nel modo di tenere gli occhiali, il segreto dei mutevoli umori del suo Radamanto.

Ваша оценка очень важна

0
Шрифт
Фон

Помогите Вашим друзьям узнать о библиотеке

Скачать книгу

Если нет возможности читать онлайн, скачайте книгу файлом для электронной книжки и читайте офлайн.

fb2.zip txt txt.zip rtf.zip a4.pdf a6.pdf mobi.prc epub ios.epub fb3

Популярные книги автора