Anton Barrili - Galatea стр 4.

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Amo Orazio, e mi godo qualche sua ode, centellinando, assaporando le strofe, in mezzo a quei fregi, ornati, bozzetti di scene romane e pompeiane, onde il Murray ha accompagnato il testo, come di cose che gli appartengono. Più volentieri mi fermo ai passi dov'è fatta menzione dell'acqua. Quell'amico del vino sentì la poesia delle fonti. La sentirono, del resto, tutti i Romani. L'acqua è diamante liquido; abbraccia bene, penetra e scioglie, purifica e rallegra, canta bene e non istuona mai, salvo a maritarla col vino.

Orazio in una tasca della mia giacca e due panini nell'altra, me ne vado ogni giorno al mio rifugio nel verde. Perchè i panini, dirai, e per chi? Pei cani che ho sempre amati e più sento di amare, dopo che gli uomini hanno lavorato più alacremente a renderli uggiosi, vedendo da per tutto la rabbia. Se i cani diventano idrofobi, non hanno poi tutti i torti. Li vogliamo amici ad ogni costo, e neghiamo loro ogni onesta libertà; non li lasciamo ben avere in nessun modo, e li facciamo servire alle nostre esperienze fisiologiche. I cani lo sanno, e ne arrabbiano. Un giorno o l'altro vedrai diventare idrofobi i conigli e i porcellini d'India; questi, anzi, sotto il lor nome scientifico di cavie, saranno i primi a mordere i polpacci dei dotti.

Qui, dove son liberi, ma dove pare che ricevano i viveri in contanti, i cani mi vogliono tutti un gran bene, e vengono volentieri con me; cani da caccia e da pagliaio, da guardia e da tartufi, mi fanno le capriole, mi saltano alla cintola, mugolando, scodinzolando, fiutando, girandomi attorno, seguendomi, precedendomi, ringhiando per onor mio a tutti coloro che passano. Questa è stata la storia della prima settimana; ma poi s'è dovuto smettere via via, non passando più dai casolari dove incontravo quei cari amici, che a certe ore mi usavano la cortesia d'aspettarmi sugli usci. I padroni non vedevano volentieri queste amicizie dei guardiani di casa col signor forestiero; ed io, che ho capita la solfa, ho diradate le visite. L'ultimo dei miei amici di qui è stato Buci, il cane più stravagante di Corsenna. Piccolo e tozzo, di pelo rossigno con una macchia bianca dall'occhio destro al naso, gli occhi rossi, mozzate le orecchie e la coda, non è davvero l'Adone dei cani; ma ride, e ciò lo rende piacevole a vedere; ride, arricciando con atto strano il labbro superiore e mostrandomi tutti i suoi denti, corti, serrati, sani e bianchissimi. S'intende che ride con me e con altri pochi a cui vuol bene; sa ringhiare, per contro, e ringhia volentieri a molti, specie agli altri cani, volendo battaglia con tutti.

Buci, che cosa sono queste scenate?gli ho detto io qualche volta.Non è da cani addentare il proprio simile, ricordatelo bene, è da uomini. Voi siate buono, affabile, cortese, morigerato e virtuoso; virtuoso sopra tutto, mi capite? La virtù, per vostra norma, ha sempre il suo premio, qui, nella mia tasca di destra.

Questi discorsi fanno sempre un certo effetto su lui. Penso che quel cane sia capace d'una vera educazione. Il nome della virtù, sopra tutto, gli fa drizzare quei suoi mozziconi d'orecchi. Gli occhietti rossi ammiccano maliziosamente all'idea del premio serbato alla virtù sulla terra; e ride, di quel suo riso muto, ma tanto espressivo, arricciando le froge sulla chiostra dei denti. Povero Bucino! Ho dovuto rinunciare alla sua educazione compiuta. Il suo padrone, un contadino del colle qui presso, dice che glielo svio; perciò da otto giorni non mi faccio più vedere da quella parte. Ma se non ci sono io a sviargli il suo cane, c'è altri. Ah, questi benedetti villeggianti, che frucano da per tutto!

Oggi, per l'appunto, era andato sulle nove del mattino a fare la mia solita passeggiata, con la solita fermatina oraziana al mio rivolo. "O fonte di Bandusia, più lucente del vetro!" E letto un paio d'odi, m'ero anche addormentato; non per colpa d'Orazio, ma dell'argine erboso, che faceva gradevole invito. Dormivo nondimeno d'un sonno molto leggero, perchè uno stormir di frasche bastò a risvegliarmi. Chi vedo? Lui, proprio lui; Buci che mi scova, Buci che mi salta addosso, mi vuol baciare, mi fiuta il premio della virtù nella tasca. No, non calunniamo quel povero Buci. È stato uno dei tanti suoi atti incomposti; e a quello non si è fermato, non ha insistito su quello. Per oggi, sicuramente, egli pensa coll'antico filosofo, che la virtù sia premio a sè stessa.

Voi qui, Buci?gli grido, destandomi in soprassalto.Dormivo così bene!

Ma egli non era solo, e la mia frase fu rotta appena incominciata. Di mezzo alla frappa delle carpinelle appariva una bianca figura; la signorina Wilson, vestita alla Pamela, o giù di lì, colla sua gonna di mussolina bianca a fiorellini, un gran fisciù incrociato intorno alla vita, di mussolina, di tulle, o di garza, non so più bene, certo della medesima stoffa del cappellino, assai largo di giro, chiuso serrato sotto il mento, per modo da farle una candida aureola intorno alla faccia colorita.

Ah, ecco l'inglesina! dirai tu, giungendo a questo punto del mio letterone. No, niente inglesina; il nome straniero è qui per trarti in inganno. Si chiamava Wilson il babbo di lei, ora morto, ma nato in Italia, dove i suoi erano venuti a stabilirsi per ragione di commercio; è italiana la mamma, fiorentina per la pelle. Aggiungi che la signorina non è bionda, anzi ha neri, ma proprio neri d'inchiostro, i capelli; che non è vaporosa di forme, nè altrimenti preraffaellesca, come pare si costumi laggiù. Di carnagione, per altro, doveva esser bianca; ma oramai, dal gran vivere che fa sempre all'aperto, è cotta bruciata dal sole. Mani e braccia sono egualmente abbronzite, non calzando mai guanti. L'ombrellino lo porta solamente, io credo, per darsi alle mosche. È, a dirti tutto in due parole, una mezza viragine. E lei e sua madre ho conosciute due settimane fa, con la Berti e con altre signore, tutte donne di sboccio; per istrada, si capisce, in un momento che non potevo più cansare l'incontro, ed ho barattate quattro parole di complimento, come s'usa in tutte le presentazioni. Non gridar dunque all'armi; niente inglesina, e la strada polverosa ha portato via tutti gl'ideali. A quest'età, poi, caro Filippo, vorrei vederlo io l'ideale che avesse il coraggio di farsi avanti!

Ed anche oggi si barattarono quattro parole, mentre io, da buon cavaliere forzato, l'accompagnavo fino al principio del paese. Tanto, il mio sonno era rotto, e rotto l'incantesimo della mia pace nel verde. Quel che è peggio, e non potrò mai consolarmene, è violato il mio dolce segreto. Povera acqua ascosa, com'io volevo battezzarla! Ne verranno, delle brigate, ne verranno a far chiasso da queste parti, specie per il gran viale dei pioppi, che la signorina Wilson ha dichiarato un prodigio.

Pazienza! cercherò dell'altro. E se non troverò dell'altro, me ne andrò. Il diavolo si porti le fanciulle girandolone, e i cani riconoscenti!

IV

Poscritto. rimasto a casa

15 luglio 18

Strano incontro e bizzarra conversazione, con questa signorina Wilson. Ben a ragione l'ho chiamata viragine. S'è fatta avanti arrossendo un poco, anzi diciamo pur molto, se molto ce ne voleva per trasparire dal bruno della carnagione, e ridendo in pari tempo, ridendo alto, più gradevolmente di Buci, che ha il riso muto.

Il signor Morelli!diss'ella, inoltrandosi.Capisco ora perchè Buci voleva venire quassù ad ogni costo. Ma che cosa faceva Lei qui? dormiva, accanto all'acqua? Narciso ci si sarebbe voluto specchiare.

Segno,risposi io,che non sono un Narciso.

O piuttosto,ribattè la signorina Wilson,questa non è acqua da affogarci.

Lo crede?replicai.Provando a tenerci dentro la testa.

Allora, capisco bene, anche un catino basterebbe. Che bell'acqua viva, del resto!soggiunse ella, affacciandosi all'argine.Vien voglia di ficcarci le mani.

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