Mentre volava, salendo e scendendo grazie alle correnti d'aria, girandosi, tuffandosi e andando in picchiata, girò di nuovo intorno all'isola. Il castello era maestoso, magnifico. In parte era in rovina, ma altre aree, quelle nascoste alla vista esterna,erano perfettamente conservate. C'erano dei cortili interni e dei cortili esterni, bastioni, torrette, scale a chiocciola, ed acri e acri di giardini. C'era abbastanza spazio da contenere un piccolo esercito.
Scendendo in picchiata, vide l'interno del castello, illuminato dalle torce. E c'erano delle persone che giravano in tondo. Vampiri? I suoi sensi le dissero di sì. La sua stessa specie. Stavano camminando, interagendo tra loro. Alcuni di loro si stavano allenando, nei combattimenti con la spada, giocando. L'isola era ricca di attività. Chi erano queste persone? perché lei era lì? Ce l'avevano portata loro?
Appena Caitlin terminò il giro, vide la stanza da cui era volata via. Si trovava in cima alla torre più alta, che si apriva fino ad un enorme bastione, dotato di un'ampia terrazza aperta. Su di essa, c'era un solo vampiro. Caitlin non ebbe bisogno di volare più vicino, per sapere chi fosse. Lo sapeva già, nel profondo del cuore e dell'anima. Il suo sangue ora scorreva dentro di lei, che lo amava con tutto il cuore. E adesso che l'aveva tramutata, lo amava con qualcosa che andava ben oltre l'amore. Sapeva, anche da quella lontana distanza, che la figura che camminava a passo regolare fuori dalla sua stanza era Caleb.
Il cuore sobbalzò alla sua vista. Lui era lì. Era davvero lì. La attendeva proprio fuori della sua stanza. Doveva aver atteso che lei si ristabilisse. Per tutto il tempo.
Chi sapeva quanto tempo fosse trascorso? Lui non aveva mai lasciato il suo fianco. Anche con tutto quello che era accaduto, tutto quello che ora stava accadendo. Lo amava più di quanto riuscisse a dire. E ora, avrebbero trascorso insieme l'eternità.
Lui era lì, sui bastioni, guardando in basso, verso il fiume, con un'espressione preoccupata e triste al contempo, dipinta sul volto.
Caitlin volò in basso, nella sua direzione, sperando di sorprenderlo, impressionarlo con la sua nuova capacità appena scoperta.
Caleb guardò in alto, e il suo volto s'illuminò di gioia.
Ma quando Caitlin entrò per atterrare, qualcosa improvvisamente andò male. Lei sentì che stava perdendo l'equilibrio, coordinazione. Si accorse di stare arrivando troppo velocemente e comprese che non avrebbe potuto correggere questo errore in tempo. Appena si avvicinò ai bastioni, si graffiò un ginocchio e atterrò troppo forte, sbattendo contro la pietra.
“Caitlin!” Caleb esclamò, correndole incontro.
Caitlin giaceva sulla dura pietra, avvertendo un nuovo dolore alla gamba. Stava bene. Se fosse stata la vecchia Caitlin, una semplice umana, si sarebbe rotta diverse ossa. Ma come nuova Caitlin, sapeva che sarebbe guarita, riprendendosi rapidamente, probabilmente nell'arco di pochi minuti.
Ma lei era in imbarazzo. Aveva voluto sorprendere ed impressionare Caleb. Ma ora sembrava un'idiota.
“Caitlin?” lui chiese di nuovo, inginochiandosi al suo fianco, posando una mano sulla sua spalla. “Stai bene?”
Lei lo guardò, sorridendo impacciata.
“Era un modo per impressionarti,” lei disse, sentendosi un'idiota.
Lui mise una mano lungo il lato della sua gamba, per controllare se si fosse ferita.
“Non sono più umana,” lei scattò. “Non devi preoccuparti per me.”
Lei si pentì immediatamente di aver pronunciato quelle parole, e per il suo tono. Era venuta fuori come un'accusa, quasi come se si pentisse di essere stata tramutata. E non intendeva certo usare un tono brusco. Al contrario, lei amava il suo tocco, amava che fosse così protettivo. Avrebbe voluto ringraziarlo, dirgli questo e altro ancora, ma, come al solito, aveva fallito nell'intento, aveva detto la cosa sbagliata nel momento sbagliato.
Che terribile prima impressione come nuova Caitlin. Non riusciva proprio a tenere la bocca chiusa. Chiaramente, alcune cose non sarebbero mai cambiate, neanche con l'immortalità.
Lei si alzò e stava per poggiare la mano sulla sua spalla per scusarsi, quando improvvisamente, sentì un guaito, e una nuvola pelosa piombò sulla sua faccia. Si appoggiò indietro e capì che cosa fosse.
Rose. La sua cucciola di lupo, Rose saltò in braccio a Caitlin. Guaiva per la gioia, e leccava tutto il viso di Caitlin. Caitlin non potè fare a meno di scoppiare in una sonora risata. Abbracciò Rose, la spinse a terra e la guardò.
Sebbene ancora una cuccola, Rose era già cresciuta, ed era più grande di quanto Caitlin ricordasse. Caitlin pensò, e richiamò alla mente l'ultima volta che aveva visto Rose, nella Cappella del Re, che giaceva a terra, sanguinante, perché Samantha le aveva sparato. Era stata certa che Rose fosse morta.
“Si è ripresa,” Caleb disse, leggendole la mente, come sempre. “E' robusta. Proprio come sua madre,” lui aggiunse, con un sorriso.
Caleb doveva aver vegliato su entrambe per tutto questo tempo.
“Quanto tempo sono stata in questo stato?” Caitlin chiese.
“Una settimana,” Caleb le rispose.
Una settimana, Caitlin pensò. Incredibile.
Si sentiva come se fosse stata in tale condizione per anni. Si sentiva come se fosse morta e tornata in vita, ma in una nuova forma. Si sentiva come se fosse stata purificata, e stesse per cominciare una nuova vita, con una lavagna bianca.
Ma quando ricordò tutti gli eventi trascorsi, si rese conto che il trascorrere di una sola settimana era anche un'eternità. Avevano perso la Spada. E suo fratello Sam era stato rapito. Era passata un'intera settimana. perché Caleb non si era messo sulle loro tracce? Ogni minuto contava.
Caleb si alzò in piedi, e così fece anche Caitlin. Ferma di fronte a lui, lo guardò negli occhi. Il cuore della ragazza cominciò a palpitare. Lei non sapeva che cosa fare. Qual era il protocollo, l'etichetta, ora che erano entrambi vampiri? Ora che lui poteva essere identificato come il vampiro che l'aveva tramutata? Stavano insieme? Lui l'amava ancora di più, adesso che era diventata della sua razza? Ora che sarebbero stati insieme per sempre?
Lei si sentì più nervosa, quasi come se ci fosse ancora di più in gioco, molto più di quanto vi fosse mai stato.
Lei si allungò e pose gentilmente una mano sulla sua guancia.
Lui la guardò negli occhi, e gli occhi di lui risplendevano nella luce della luna.
“Grazie,” lei disse, dolcemente.
Lei avrebbe voluto dire, Ti amo, ma non non le era uscito bene. Avrebbe voluto chiedergli: starai con me per sempre? Mi ami ancora?
Ma, nonostante tutto, nonostante i poteri che lei aveva appena scoperto di possedere, non aveva il coraggio di dirlo. Avrebbe almeno potuto dire, Grazie di avermi salvata, o, Grazie di aver vegliato su di me, o Grazie per esserci. Lei sapeva a quanto lui avesse rinunciato per esserci, quanto avesse sacrificato. Ma tutto quello che riuscì a dirgli fu soltanto, Grazie.
Lui sorrise lentamente, e con una mano le spostò dolcemente i capelli dal viso, mettendoglieli dietro l'orecchio. Poi con il palmo della mano, così liscio, le accarezzò il viso, studiandola.
Lei si chiese che cosa stesse pensando. Le avrebbe espresso il suo amore eterno? L'avrebbe baciata?
Sentì che stava proprio per farlo e improvvisamente divenne nervosa. Nervosa per come la loro nuova vita sarebbe stata. Nervosa per quello che sarebbe avvenuto se le cose non avessero funzionato. Perciò, invece di assaporare quel momento, finì per rovinarlo, aprendo quella grossa bocca, quando tutto quello che voleva fare era tenerla chiusa.
“Che cosa è accaduto alla Spada?” chiese.