Rexius era un leader debole. Se fosse stato più forte, avrebbe trovato la Spada da solo, anni prima. Non avrebbe mai inviato degli altri a farlo. Gli piaceva punire gli altri per le sue stesse colpe, quando era colui che avrebbe dovuto essere punito. Era diventato ubriaco di potere. Bandire Kyle era stato un ultimo disperato tentativo di rimuovere tutti quelli che erano a lui vicini. Ma gli si era ritorto contro.
Appena Kyle si fece largo nella stanza, puntò dritto al trono di Rexius. Rexius lo vide avvicinarsi, e aveva gli occhi spalancati per il terrore.
Rexius saltò giù dal trono e provò a muoversi di soppiatto, per allontanarsi dal combattimento. Il loro cosiddetto leader, stava mostrando la sua vera natura in tempo di guerra.
Ma Kyle aveva altri piani.
Kyle corse dall'altro lato, per incontrare Rexius, faccia a faccia. Sarebbe stato molto più facile conficcargli semplicemente la Spada nella schiena, ma si rifiutava di concedere a Rexius di cadere così facilmente. Voleva che Rexius vedesse, così da vicino, chi lo uccideva
Rexius si fermò, aveva la strada bloccata dalle imponenti spalle di Kyle, dalla splendente, luccicante Spada.
La mascella di Rexius tremò. Sollevò un dito tremante, puntando dritto al viso di Kyle. In quel momento, sembrava proprio soltanto un uomo anziano. Un debole e spaventato uomo anziano. Com'era patetico.
“Tu sei bandito!” lui urlò, debolmente. “Ho ordinato che fossi bandito!”
Ora fu il turno di Kyle di fare un grande sorriso, un ampio e maligno sorriso.
“Non puoi vincere!” Rexius aggiunse. “Tu non vincerai!”
Kyle si mosse con naturalezza, si avvicinò e con un movimento spedito, conficcò la Spada nel cuore di Rexius.
“L'ho già fatto,” Kyle disse.
L'intera stanza, sebbene occupata nella battaglia, si voltò, e ascoltò il suono. Fu un orribile grido, che colmò l'intera stanza in pietra. Sembrò durare per sempre, mentre Rexius gridava e gridava. Appena tutti guardarono, il suo corpo si dissolse dinnanzi ai loro occhi, disintegrandosi in una nuvola di fumo, e poi si disperse nell'aria, verso il soffitto.
L'intera stanza si fermò e guardò Kyle.
Kyle sollevò in alto la Spada, e ringhiò. Fu un ringhio di vittoria.
Ogni vampiro sopravvissuto, a qualsiasi fazione fosse appartenuto durante lo scontro, si voltò per guardare Kyle. Tutti caddero in ginocchio, poi abbassarono la testa, inchinandosi profondamente. Il combattimento era cessato.
Kyle respirò a fondo, prendendo coscienza di che cosa aveva fatto. Ora era il loro leader.
CAPITOLO SEI
Caitlin, incapace di parlare, si allontanò bruscamente da Caleb e Sera.
Era troppo per lei da elaborare in una sola volta. Aveva appena visto quello che pensava di aver visto? Com'era possibile?
Credeva di conoscere così bene Caleb, pensava che ora fossero più vicini che mai. Era sicura che stessero insieme, che fossero una coppia, e che sarebbe stato così per sempre. Aveva visto chiaramente la loro nuova vita insieme, e si era sentita così certa che nulla li avrebbe separati.
E poi questo. Non avrebbe mai immaginato che ci fosse un'altra donna nella vita di Caleb. perché non glielo aveva detto?
Naturalmente Caitlin ricordava Sera dalla sua breve visita ai Chiostri – ma Caleb aveva insistito che non provava più nulla per lei, che qualunque cosa ci fosse stata, risaliva a molti anni prima – a centinaia di anni prima.
Dunque che cosa ci faceva lì? Specialmente ora, proprio adesso? Durante il momento più privato insieme di Caleb e Caitlin, quando Caitlin si era appena ripresa, pienamente tramutata, una vera vampira, con lo stesso sangue di lui? Come faceva lei a sapere che erano lì? Caleb l'aveva invitata? Doveva averlo fatto. Ma perché?
Strati e strati di dolore si posarono su Caitlin. Non c'era alcuna spiegazione a questo. Aveva sempre avuto paura di essere vulnerabile, specie con i ragazzi, per questa esatta ragione. Ma con Caleb si era lasciata andare, dandogli completamente fiducia. Era diventata più vulnerabile di quanto non fosse mai stata con qualsiasi altro ragazzo con cui era stata. E lui era riuscito a ferirla nel profondo, ancora più nel profondo di quanto non avesse mai immaginato.
Ancora non riusciva a comprendere come avesse fatto a sbagliarsi in modo così grossolano, in quel modo. Si sentì come se le sue interiora si stessero sgretolando. Come sarà ora l'immrtalità, senza di lui? Sarebbe stata una sentenza. Un'eterna sentenza. Voleva morire. E ancor peggio di ogni altra cosa, si sentiva come un'idiota.
“Caitlin!” le gridò dietro Caleb, mentre lei sentiva che la stava seguendo. “Ti prego, lascia che ti spieghi.”
Che cosa c'era da spiegare? Chiaramente, era stato lui ad invitarla lì. Chiaramente, l'amava ancora. E, altrettanto chiaramente, i sentimenti che Caleb nutriva per Caitlin non erano così forti, quanto quelli che lei provava per lui.
La mano di Caleb le afferrò un braccio, strattonandola, implorandola di voltarsi a guardarlo.
Ma lei si sottrasse a quella presa. Non riusciva a sopportare il suo tocco. Non voleva avere nulla a che fare con lui. Mai più.
“Caitlin!” lui esclamò. “Non vuoi lasciare che ti spieghi?”
Caitlin non rallentò. Era una persona diversa, un essere diverso ora, e lo percepì in vari modi. Insieme alla forza da vampira appena scoperta, aveva scoperto anche una nuova gamma di emozioni da vampira. Poteva già sentire che le sue emozioni erano più forti di quanto fossero quando era umana – molto, molto più forti. Percepiva tutto molto più profondamente. Non si sentiva soltanto depressa – si sentiva come se stesse letteralmente morendo. Non si sentiva solo tradita ma fu come se avesse ricevuto una pugnalata dritta al cuore. Voleva distruggersi, fare qualcosa per fermare quel dolore che la stava lacerando dentro.
S'incamminò verso la terrazza e poi entrò nella sua stanza, chiudendosi la porta in quercia alle spalle.
“Caitlin, Caitlin, ti prego!” udì la voce soffocata di lui, di là dalla porta.
Caitlin si voltò e diede un pugno alla porta.
“Vattene!” lei gridò. “Torna da tua moglie!”
Trascorsero alcuni secondi di silenzio assoluto, poi, alla fine, lo sentì andarsene.
Ora era da sola. Solo il silenzio. Caitlin si sedette sul bordo del letto, nella sua piccola stanza, e, con la testa tra le mani, scoppiò in lacrime. Pianse e pianse, disperatamente. Era come se tutto quello per cui voleva vivere le fosse stato improvvisamente sottratto.
Sentì un guaito, e sentì una pelliccia morbida contro il viso, e guardò in basso per vedere Rose, che strofinava la sua testa contro quella di Rose. Rose leccò le guance di Caitlin, cercando di asciugarle le lacrime.
Questo l'aiuto all'istante. Lei si abbassò ed accarezzò il viso di Rose, sfregandole il pelo. Rose saltò sul grembo di Caitlin, era ancora abbastanza piccola da poterlo fare, e Caitlin l'abbracciò.
“Ho ancora te, Rose,” Caitlin disse. “Non mi lascerai, vero?”
Rose si strinse a lei e prese a leccarle il viso.
Ma il dolore era troppo forte. Caitlin non poteva stare seduta in quella stanza un istante di più. Si sentiva come se avesse potuto passare attraverso il muro, distruggendolo.
Lei guardò l'enorme finestra, vide l'invitante cielo notturno e, senza esitare, mise giù Rose, scese dal letto, fece due lunghi passi e spiccò il volo.
Sapeva che le ali le si sarebbero spalancate, per portarla lontano. Ma una parte di lei desiderava che non fosse così – desiderava che non lo facessero, per farla precipitare al suolo.
CAPITOLO SETTE
Samantha era in catene, immobilizzata da diversi vampiri, che la tenevano saldamente per le braccia, mentre la trascinavano attraverso l'enorme stanza. La stanza era diventata un mattatoio. Ovunque guardasse, vedeva migliaia di cadaveri di vampiri, i membri del suo ex-covo, il loro sangue ora era sparso su tutto il pavimento, erano stati fatti a pezzi da Kyle e dalla sua Spada maledetta. La Spada era più potente di quanto lei immaginasse.