Морган Райс - Desiderata стр 6.

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E quel momento arrivò ancora prima di quanto pensasse.

Sam sentì un ramo spezzarsi, e si voltò per vedere un grosso orso andargli incontro, con un incedere lento e aggressivo. Il ragazzo restò immobile. L'animale gli indirizzò un'occhiata minacciosa, mostrò le sue zanne e ringhiò.

Un istante dopo, scattò, caricando dritto verso di lui.

Sam non aveva il tempo e neppure un posto in cui scappare. Non aveva altra scelta, comprese subito, che affrontare l'animale.

Ma stranamente, invece di venire sopraffatto dalla paura, Sam sentì la rabbia attraversare tutto il suo corpo. Era furioso con quell'animale. Era infastidito per essere stato attaccato, persino prima di aver avuto una possibilità di riprendersi. Allora, senza pensarci, anche Sam caricò, preparandosi a incontrare l'orso in battaglia, nello stesso modo in cui avrebbe fatto contro un umano.

Sam e l'orso si scontrarono a metà strada. L'orso balzò contro di lui, e Sam fece lo stesso. Il ragazzo sentì la forza scorrergli nelle vene, facendolo sentire invincibile.

Appena si scontrò con l'orso a mezz'aria, si rese conto di avere ragione. Afferrò l'animale per le spalle, lo abbrancò con violenza e lo scaraventò via. L'orso volò all'indietro in mezzo agli alberi, a dozzine di metri di distanza schiantandosi contro un albero.

Sam restò lì e ruggì contro l'orso: fu un ruggito potente, ancora più forte di quello dell'animale. Sentì i muscoli e le vene gonfiarsi.

L'orso si rimise in piedi lentamente, ancora traballante, e guardò Sam, comportandosi come se fosse sotto shock. Zoppicava mentre camminava, e, dopo aver compiuto alcuni passi incerti, all'improvviso abbassò la testa, si voltò e corse via.

Ma Sam non l'avrebbe lasciato andare così facilmente. Ora era fuori di sé, e sentiva che nulla al mondo avrebbe potuto fermare la sua furia. Ed era furioso. L'orso l'avrebbe pagata.

Balzò in avanti, e fu felice di scoprire di essere più veloce dell'animale. Nell'arco di pochi istanti, gli fu dientro e, con un singolo balzo, atterrò sulla sua schiena. Immediatamente si chinò e gli perforò il collo con i suoi canini.

L'orso emise un urlo lancinate, dimenandosi con tutte le sue forze, ma Sam non mollò la presa. Inserì le sue zanne ancora più in profondità, e, nell'arco di pochi istanti, sentì l'orso cadere sulle ginocchia sotto di lui. Finalmente, smise di muoversi.

Sam restò sopra l'animale, bevendo, sentendo la sua forza vitale scorrergli nelle vene.

Infine, smise si succhiare e si leccò le labbra, ancora grondanti di sangue. Non si era mai sentito così rinfrescato. Era esattamente il pasto di cui aveva bisogno.

Sam si stava rimettendo in piedi, quando sentì un altro rametto spezzarsi.

Guardò per cercare di capire di che cosa si trattasse, e lì, in piedi, nella radura della foresta, vide una ragazza, forse di 17 anni, che indossava un sottile abito bianco. Lei se ne stette lì, con un cestino, guardandola scioccata. La pelle di lei era bianca traslucida, e i lunghi capelli castani chiari incorniciavano grandi occhi blu. Era bella.

Guardò Sam, che, a sua volta, era rimato paralizzato.

Il ragazzo comprese che doveva aver paura di lui, paura che forse intendesse attaccarla; si rese conto che doveva avere uno sguardo cattivo, in piedi sopra il cadavere dell'orso, con la bocca sporca di sangue. Lui non voleva spaventarla.

Perciò, saltò giù dall'animale, e le si avvicinò.

Con sua grande sorpresa, la ragazza non diede segno di essersi spaventata né tentò di allontanarsi. Piuttosto, continuò a guardarlo, senza mostrare alcun timore.

“Non preoccuparti,” le disse. “Non intendo farti del male.”

Lei sorrise. Il che lo sorprese. Non solo era bella, ma era davvero intrepida. Come poteva essere?

“Naturalmente non lo farai,” lei disse. “Sei uno di noi.”

Fu il turno di Sam di essere scioccato. La seconda cosa che lei aveva detto, lui sapeva che era vera. Aveva percepito qualcosa nello stesso istante in cui l'aveva vista per la prima volta, e ora lo sapeva. Era una dei suoi. Una vampira. Ecco perché non aveva paura.

“Bella presa,” lei disse, indicando l'orso. “Un po' disordinata, non ti pare? Perché non scegliere un cervo?”

Sam sorrise. Non solo era graziosa — era anche divertente.

“Forse ci proverò la prossima volta” lui le disse.

La ragazza sorrise.

“Ti spiacerebbe dirmi in che anno siamo?” le chiese. “O il secolo, almeno?”

Lei si limitò a sorridergli, e scosse la testa.

“Penso che tu debba scoprirlo da solo. Se te lo dicessi, ti rovinerei tutto il divertimento, no?”

A Sam lei piaceva. Era bella. E si sentiva a proprio agio intorno a lei, come se l'avesse conosciuta da sempre.

La ragazza fece un passo in avanti, porgendogli la mano. Sam la prese, e fu conquistato dal tocco della sua pelle liscia e traslucida.

“Sono Sam,” lui disse, stringendole la mano a lungo.

Lei esplose in un sorriso ancora più grande.

“Lo so,” lei disse.

Sam era confuso. Come poteva saperlo? L'aveva incontrata prima? Non riusciva a ricordare.

“Mi hanno mandata per te,” lei aggiunse.

Improvvisamente, si voltò e cominciò a dirigersi verso un sentiero che si inoltrava nella foresta.

Sam si affrettò a raggiungerla, presumendo che lei volesse essere seguita. Nella fretta di non perderla di vista, non fece molto caso a dove metteva i piedi e, con suo grande imbarazzo, inciampò in un ramo; la sentì ridacchiare nel momento esatto in cui lo fece.

“Allora?” lui la pungolò. “Non hai intenzione di dirmi il tuo nome?”

Lei ridacchiò di nuovo.

“Per la verità, ho un nome formale, ma raramente lo utilizzo,” rispose.

Poi si vltò a guardarlo, in attesa che lui la raggiungesse.

“Se vuoi saperlo, tutti mi chiamano Polly.”

CAPITOLO QUATTRO

Caleb tenne aperta l'enorme porta medievale; subito Caitlin uscì fuori dall'abbazia e mosse i primi passi alla prima luce del mattino. Con Caleb al suo fianco, poteva ammirare l'alba. Lì, in cima alla collina di Montmartre, poteva vedere l'intera città di Parigi stendersi davanti a lei. Era una città bella ed estesa in modo irregolare, un misto di architettura classica e case semplici, di strade ghiaiose e sporche, di alberi e paesaggio urbano. Il cielo brillava in un milione di colori tenui, facendo sembrare viva la città. Era magico.

Ancora più magica era la mano che stringeva nella sua. Guardò in alto e vide Caleb al suo fianco, a godersi quella vista con lei, che riusciva a malapena a credere che fosse tutto reale. Riusciva a malapena a credere che fosse davvero lui, che fossero davvero entrambi lì. Insieme. Che sapesse chi lei fosse. Che la ricordasse. Che l'avesse trovata.

La ragazza si chiese ancora se si fosse davvero svegliata da un sogno, se non fosse ancora addormentata.

Ma poi, ferma accanto a lui, stringendo ancora più forte la sua mano, comprese di essere perfettamente sveglia. Non si era mai sentita così felice. Aveva corso così a lungo, era tornata indietro nel tempo, tutti quei secoli, affrontato tutte quelle difficoltà, solo per stare con lui. Proprio per assicurarsi che fosse di nuovo vivo. Quando lui non l'aveva ricordata, in Italia, era precipatata nel più profondo degli abissi.

Ma ora lui era lì, e vivo, e la ricordava—e adesso era tutto per lei, libero, senza Sera intorno — il suo cuore si gonfiò con una nuova emozione e una nuova speranza. Nemmeno nei suoi sogni più incredibili avrebbe mai immaginato che tutto potesse funzionare così perfettamente, che tutto, alla fine, potesse davvero funzionare. Lei era così travolta dagli eventi, che non sapeva nemmeno da dove cominciare o che cosa dire.

Prima che lei potesse parlare, lui cominciò.

“Parigi,” lui disse, voltandosi verso di lei con un sorriso. “Esistono certamente dei posti peggiori in cui potremmo stare insieme.”

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