“Il miglior acciaio che abbia mai tenuto in mano,” sottolineò con un sorriso smagliante. "Grazie a te abbiamo abbastanza armi per cominciare una guerra. Ci hai resi tutti molto più forti.”
Kyra si sentì confortata dalle sue parole, come sempre. Eppure non riusciva ad annullare la sua sensazione di depressione, di confusione dopo essere stata rifiutata dal drago. Scrollò le spalle.
“Non sono stata io a fare tutto questo,” rispose. “È stato Theo.”
“Ma Theo tornerà per te,” le rispose.
Kyra sollevò lo sguardo al cielo grigio, ora vuoto, e pensò.
“Non ne sono sicura.”
Entrambi scrutarono il cielo in un lungo silenzio, spezzato solo dal vento che soffiava.
“Tuo padre ti aspetta,” disse infine Alvin con voce seria.
Kyra si unì a lui mentre camminavano con la neve e il ghiaccio che scricchiolavano sotto i loro stivali, facendosi strada nel cortile nel mezzo di tutta quella frenesia. Passarono accanto a decine degli uomini di suo padre attraversando l’ampio forte di Argos, con uomini ovunque, finalmente rilassati per la prima volta dopo secoli. Li vide ridere, bere e spingersi mentre raccoglievano armi e provviste. Erano come bambini nel giorno di Halloween.
Decine di altri uomini di suo padre si trovavano in fila e si passavano sacchi di denaro pandesiano di mano in mano impilandoli sui carri; un altro carro passò, pieno di scudi che tintinnavano mentre procedeva. Era talmente pieno che un pochi caddero di lato e i soldati si affrettarono a raccoglierli di nuovo. Tutt’attorno a lei i carri venivano portati fuori dal forte, alcuni sulla strada che riportava a Volis e altri verso altre vie, verso luoghi dove suo padre li aveva indirizzati, tutti pieni fino all’orlo. Kyra in qualche modo godeva di quella vista, sentendosi meno male per quella guerra che aveva istigato.
Svoltarono un angolo e Kyra scorse suo padre, circondato dai suoi uomini, impegnato nell’ispezionare decine di spade e lance che gli stavano mostrando per avere la sua approvazione. Si voltò sentendola avvicinarsi e fece un cenno ai suoi uomini che si allontanarono lasciandoli soli.
Suo padre si voltò a guardare Anvin e lui rimase fermo un momento, insicuro, apparente sorpreso dell’occhiata silenziosa del re che lo stava chiaramente invitando ad andarsene come gli altri. Alla fine anche lui quindi si allontanò, lasciando Kyra da sola con lui. Kyra ne fu sorpresa: suo padre non aveva mai chiesto ad Anvin di andarsene.
Kyra lo guardò, un’espressione imperscrutabile come sempre, il volto distaccato da capo dei suoi uomini, non lo sguardo intimo del padre che conosceva e amava. La guardava e lei si sentì nervosa mentre moltissimi pensieri le passavano tutti insieme per la testa: era fiero di lei? Era arrabbiato perché li aveva portati in quella guerra? Era deluso che Theo l’avesse rifiutata e avesse abbandonato il suo esercito?
Kyra attese, abituata ai suoi lunghi silenzi prima di parlare, e non poté dire nulla: troppe cose erano cambiate tra loro troppo rapidamente. Si sentiva come se fosse cresciuta in una notte mentre lui era stato cambiato dagli eventi recenti. Era come se non sapessero più come relazionarsi l’uno con l’altro. Era il padre che aveva sempre conosciuto e amato, che le leggeva le storie la sera tardi? Oppure ora era diventato il suo comandante?
Rimaneva lì a fissarla e lei si rese conto che non sapeva cosa dirle mentre il silenzio li avvolgeva pesantemente, interrotto solo dal soffiare del vento e dal crepitio delle torce che gli uomini accendevano per illuminare la notte. Alla fine Kyra non poté più sopportare il silenzio.
“Porterai tutto questo a Volis?” chiese mentre un carro passava sobbalzando, pieno di spade.
Lui si voltò a guardare il carro e sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri. Non la guardò in volto, ma continuò ad osservare il carro scuotendo la testa.
“Volis ora non ha niente per noi se non la morte,” disse con voce profonda e chiara. “Ora ci dirigeremo a sud.”
Kyra era sorpresa.
“A sud?” gli chiese.
Lui annuì.
“Ad Esefo,” dichiarò.
Il cuore di Kyra si gonfiò per l’eccitazione immaginandosi il viaggio verso Esefo, l’antica fortezza arroccata vicino al mare, il più grande paese vicino se diretti verso sud. Sentì ancora maggiore emozione rendendosi conto che se lui voleva dirigersi lì questo non poteva che significare una cosa: si stava preparando per la guerra.
Suo padre annuì, come leggendole nella mente.
“Non c’è modo di tornare indietro adesso,” disse.
Kyra lo guardò con un senso di orgoglio mai provato negli anni passati. Non era più il guerriero che si accontentava di vivere nella sicurezza del suo piccolo forte: ora era tornato il coraggioso comandante che un tempo aveva conosciuto, pronto a rischiare tutto per la libertà.
“Quando partiamo?” chiese con il cuore che le batteva forte nell’attesa della sua prima battaglia.
Fu sorpresa di vederlo scuotere la testa.
“Non noi,” la corresse. “Partiremo io e i miei uomini. Non tu.”
Kyra rimase pietrificata, le sue parole la colpirono come un coltello piantato nel cuore.
“Hai intenzione di lasciarmi qui?” gli chiese balbettando. “Dopo quello che è successo? Cos’altro devo fare per dimostrarti di cosa sono capace?”
Lui scosse la testa con fermezza e lei rimase devastata nel vedere che il suo sguardo si faceva più severo, uno sguardo che rivelava, come ben sapeva, che non avrebbe cambiato idea.
“Andrai da tuo zio,” le disse. Era un ordine, non una richiesta, e con quelle parole capì all’istante che ora era un suo soldato, non più sua figlia. Questo la feriva.
Kyra fece un profondo respiro: non si sarebbe arresa così rapidamente.
“Voglio combattere insieme a te,” insistette. “Posso aiutarti.”
“Mi aiuterai,” disse, “andando dove c’è bisogno di te. Mi serve che tu stia con lui.”
Kyra corrugò la fronte cercando di capire.
“Ma perché?” chiese.
Lui rimase in silenzio a lungo e alla fine sospirò.
“Possiedi…” iniziò, “… delle doti che non comprendo. Doti di cui avremo bisogno per vincere questa guerra. Doti che solo tuo zio saprà come nutrire.”
Allungò una mano e le strinse significativamente una spalla.
“Se vuoi aiutarci,” aggiunse, “se vuoi aiutare il tuo popolo, quello è il posto dove c’è bisogno di te. Non mi serve un altro soldato. Mi servono i talenti unici che puoi offrirmi solo tu. Le doti che nessun altro possiede.”
Kyra vide la sincerità nei suoi occhi e sebbene si sentisse malissimo all’idea di non poter andare con lui, si sentì rassicurata dalle sue parole e provò una crescente curiosità. Si chiese a quali doti si stesse riferendo e si chiese chi potesse essere suo zio.
“Vai e impara ciò che io non posso insegnarti,” aggiunse. “Torna più forte. E aiutami a vincere.”
Kyra lo guardò negli occhi e provò rispetto, sentì che il calore tornava e iniziò a sentirsi di nuovo bene.
“Il viaggio per Ur è lungo,” aggiunse. “Tre giorni di viaggio buoni verso ovest e nord. Dovrai attraversare Escalon da sola. Dovrai muoverti velocemente, furtivamente, evitando le strade. Si diffonderà presto la notizia di ciò che è accaduto qui e i Lord pandesiani saranno furenti. Le strade saranno quindi pericolose e dovrai stare nei boschi. Vai verso nord, trova il mare e tienilo sempre d’occhio. Sarà la tua bussola. Segui la costa e troverai Ur. Tieniti alla larga dai villaggi, stai lontana dalla gente. Non fermarti. Non dire a nessuno dove stai andando. Non parlare con nessuno.”
Le strinse le spalle con fermezza e i suoi occhi si incupirono e riempirono di un senso di urgenza, quasi spaventandola.
“Mi capisci?” la implorò. “È un viaggio pericoloso per qualsiasi uomo, tanto più per una ragazza sola. Non posso mandare nessuno ad accompagnarti. Mi serve che tu sia abbastanza forte da fare questa cosa da sola. Lo sei?”