Морган Райс - La Notte dei Prodi стр 7.

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Kyra usò il suo potere, sapendo di essere più forte di ciò che vedeva davanti a sé e fidandosi di se stessa. Subito sollevò il braccio che teneva il bastone e quello si liberò dalla tela.

Ruotò e non appena il ragno fu sul punto di chiudere le fauci su di lei, allungò il braccio e gli piantò il bastone in bocca.

Il ragno lanciò un tremendo grido e Kyra gli spinse il bastone in profondità nella bocca, girandolo di lato. La bestia cercò di chiudere la mandibola, ma non ci riuscì, dato che il bastone gliela teneva aperta.

Ma poi, con stupore di Kyra, chiuse la bocca e spezzò l’antico bastone a metà. Ruppe ciò che non poteva essere rotto, frantumandolo tra i denti come uno stuzzicadenti. Quella bestia era più potente di quanto avesse immaginato.

Il ragno si preparò ad attaccarla e subito il tempo rallentò. Kyra sentì che ogni cosa veniva messa a fuoco. Sentì dentro di sé che poteva liberarsi, che poteva essere più veloce del ragno e del tempo.

Scattò in avanti liberandosi e rotolò nella tela. Quando le fauci del ragno si abbassarono, lacerarono la tela invece di colpire lei.

Mentre Kyra si concentrava, sentì per la prima volta una debole vibrazione nell’aria, sentì qualcosa che la chiamava. Si voltò e fissò quello che, dalla parte opposta della tela, era l’oggetto per cui aveva compiuto quel viaggio a Marda: il Bastone della Verità. Si trovava lì, conficcato in un blocco di granito, etereo, scintillante sotto il cielo notturno.

Kyra sentì un’intensa connessione con il bastone, sentì un formicolio alle mani mentre allungava la destra. Lanciò il grido di battaglia più forte della sua vita e capì che quel bastone le avrebbe obbedito.

Improvvisamente sentì che la terra tremava sotto di lei. Capì che stava tirando l’arma fuori dal cuore stesso della terra, e per un glorioso momento non ebbe più dubbi su se stessa, sui suoi poteri o sull’universo.

Seguì un forte rumore di roccia che sfrega contro altra roccia, e vide con ammirazione che il bastone si alzava lentamente liberandosi dal granito. Poi volò in aria e la sua impugnatura nera e decorata di gioielli si posò nella sua mano. Lei lo afferrò e si sentì viva. Era come stringere un bastone, come tenere una cosa viva.

Senza esitare Kyra si girò e lo calò proprio mentre il ragno le piombava addosso. Il bastone improvvisamente si trasformò in una lama e tagliò a metà l’enorme tela.

Il ragno, stridendo, cadde a terra, chiaramente sorpreso.

Kyra si girò e tagliò di nuovo la tela, liberandosi completamente e atterrando in piedi. Teneva il bastone con entrambe le mani sollevato sopra la testa, aspettando che il ragno attaccasse. Lo affrontò coraggiosamente, facendosi avanti e colpendolo con il Bastone della Verità, usando tutta la sua forza. Sentì che il bastone tagliava il corpo spesso del ragno. La bestia lanciò uno stridio orrendo mentre veniva tagliato a metà.

Denso sangue nero sgorgò dalla bestia, mentre cadeva ai suoi piedi morta.

Kyra rimase lì con il bastone in mano, le braccia tremanti, sentendo un’ondata di energia mai provata prima. Sentì di essere cambiata in quel momento. Sentì di essere diventata più potente, che non sarebbe mai più stata la stessa. Sentì tutte le porte che aveva aperto e che ora ogni cosa era possibile.

In alto il cielo si rannuvolò e tuonò, illuminato da un lampo. Luce scarlatta si fece strada tra le nuvole, striandole come se stessero eruttando lava. Seguì un tremendo ruggito e Kyra fu felicissima di vedere Theon che sfrecciava tra le nubi. Capì che la barriera era stata abbassata quando aveva stretto il bastone. Per la prima volta capiva che era lei la predestinata a cambiare ogni cosa.

Theon atterrò ai suoi piedi e senza aspettare un solo secondo lei si issò sulla sua schiena ed entrambi si levarono in aria. I tuoni rombavano tutt’attorno a loro mentre volavano in cielo, diretti verso sud, lontano da Marda e verso Escalon. Kyra sapeva di essere scesa ai livelli più profondi e di aver vinto. Aveva superato la prova finale.

E ora, con il Bastone della Verità in mano, aveva una guerra da scatenare.

CAPITOLO SEI

Mentre navigavano via, Lorna guardava l’isola di Knosso che ancora ardeva e scompariva all’orizzonte. Aveva il cuore spezzato. Stava sulla prua della nave, le mani strette attorno al corrimano, Merk al suo fianco e la flotta delle Isole Perdute dietro di lei. Si sentiva tutti gli occhi addosso. Quell’isola adorata, casa dei Sorveglianti e dei coraggiosi guerrieri di Knosso, non esisteva più. Completamente in fiamme, il suo glorioso forte distrutto, anche gli amati guerrieri che vi avevano tenuto guardia per migliaia di anni erano ora tutti morti, uccisi dall’ondata di troll e finiti dal branco di draghi.

Lorna sentì del movimento e si voltò a guardare. Vide Alec che le si avvicinava, il ragazzo che aveva ucciso i draghi, che aveva finalmente fatto calare il silenzio sulla Baia della Morte. Se ne stava lì, frastornato quanto lei, con la spada in mano. Provava gratitudine nei suoi confronti, e nei confronti dell’arma che aveva in mano. La osservò, la Spada Incompleta, un oggetto bellissimo, e poté sentire l’intensa energia che ne proveniva. Ricordò la morte dei draghi e capì che quel ragazzo teneva in mano il destino di Escalon.

Lorna era grata di essere viva. Sapeva che lei e Merk avrebbero incontrato una morte fatale nella Baia della Morte se non fossero arrivati quegli uomini delle Isole Perdute. Eppure provava anche un’ondata di senso di colpa per coloro che non erano sopravvissuti. La cosa che le faceva più male era di non averlo previsto. Per tutta la sua vita aveva sempre previsto tutto, tutti i cambiamenti e le svolte del destino nella sua vita solitaria, a guardia della Torre di Kos. Aveva previsto l’arrivo dei troll, aveva previsto l’arrivo di Merk, e aveva persino previsto che la Spada di Fuoco sarebbe andata distrutta. Aveva previsto la grandiosa battaglia sull’isola di Knosso, ma non il suo esito. Non aveva previsto le fiamme, e neanche i draghi. Ora dubitava dei suoi stessi poteri e questo le faceva più male di qualsiasi altra cosa.

Come poteva accadere, si chiedeva? L’unica risposta poteva essere che il destino di Escalon stesse cambiando di momento in momento. Ciò che era stato scritto per migliaia di anni ora non era più scritto. Sentiva che il fato di Escalon era in equilibrio e in quel momento non aveva forma.

Lorna sentiva addosso gli occhi di tutti sulla nave, tutti in attesa di sapere dove sarebbero andati, quale destino ci fosse in serbo per loro, mentre si allontanavano dall’isola in fiamme. Con il mondo che ardeva nel caos, tutti la guardavano per una risposta.

Mentre Lorna stava lì, chiuse gli occhi e lentamente poté sentire la risposta che le saliva dentro, dicendole dove c’era più bisogno di loro. C’era qualcosa che oscurava la sua visione, però. Con un sussulto ricordò. Thurn.

Lorna aprì gli occhi e scrutò le acque sotto di loro, guardando ogni corpo che galleggiava e che passava vicino all’imbarcazione, un mare di corpi che andava a sbattere contro lo scafo. Anche gli altri marinai stavano osservando da ore, controllando i volti insieme a lei, ma fino ad ora non c’erano riusciti.

“Mia signora, la nave aspetta un tuo comando,” le disse gentilmente Merk.

“Stiamo controllando le acque da ore,” aggiunse Sovos. “Thurn è morto. Dobbiamo lasciar perdere.”

Lorna scosse la testa

“Sento che non è morto,” ribatté.

“Più di chiunque altro vorrei che non fosse così,” rispose Merk. “Gli devo la mia vita. Ci ha salvati dal fuoco del drago. Però l’abbiamo visto prendere fuoco e precipitare in mare.”

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