Морган Райс - Un Abbraccio Per Gli Eredi стр 6.

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Lentamente Endi iniziò a camminare attorno al perimetro di Casapietra, fermandosi a intervalli di pochi passi per fare qualcosa con degli ingredienti che venivano portati da un paio di servitori. Usava un bastone dorato per fare dei segni, leggendo da un libro man mano che si spostava.

“Qualcuno può sparargli con un moschetto?” chiese Sebastian.

“A questa distanza?” chiese Vincente. Iniziò a caricare il suo. “Improbabile, ma possiamo provarci.”

Gli altri guerrieri di Casapietra iniziarono a preparare le loro armi. Sembrarono metterci un penoso lunghissimo tempo per prepararsi.

“Fuoco!” gridò Vincente, e una raffica di colpi sfrecciò attraversando la brughiera, ma nessuno di essi andò a colpire Endi. “È troppo lontano. Forse un cannone potrebbe riuscirci.”

Sebastian vedeva chiaramente che non ce l’avrebbe fatta. Endi si stava muovendo troppo rapidamente perché un cannone potesse restare puntato correttamente contro di lui, e l’idea di colpire un uomo con un’arma da artiglieria era comunque ridicola. Non potevano neanche tentare un assalto là fuori per fermarlo, perché avrebbe significato abbassare lo scudo.

Tutto ciò che potevano fare era aspettare.

Sebastian guardava il cugino di Sofia mentre completava il suo percorso attorno a Casapietra. Aveva quasi finito un giro intero. In qualche modo Sebastian aveva la sensazione che dovessero fermarlo prima che completasse tutto il giro. La forza non avrebbe funzionato, ma magari l’ingegno sì.

“Endi,” gridò. “Endi, sono Sebastian, il marito di Sofia.

Vide Endi fermarsi e voltarsi a guardarlo.

“So chi sei,” gridò Endi in risposta.

“Sarebbe più facile parlarti se fossi più vicino.”

“Sarebbe più facile anche spararmi,” precisò Endi. “E hai già dimostrato di essere intenzionato a farlo.”

“Cosa stai facendo, Endi?” chiese Sebastian. “Sei il cugino di mia moglie. Mia figlia è sangue del tuo sangue. Non dovresti dare una mano ai nostri nemici.”

Endi lo guardò a lungo. “Se i parenti fossero l’unica cosa che conta, saresti morto insieme ai tuoi, e i miei non mi avrebbero cacciato.”

“Ma stai aiutando il Maestro dei Corvi!” gridò Sebastian. “Sai quanto sia malvagio. Ha attaccato Ishjemme, e la tua famiglia, e i tuoi amici!”

“Almeno lui ha un posto per me!” gridò Endi, e riabbassò il bastone dorato facendo un’ultima serie di segni. Sembrava mormorare delle parole tra sé e sé, e rapido quasi come un serpente si girò, pugnalando prima un servitore e poi l’altro, versando il loro sangue a terra.

Delle strisce di potere scorsero negli spazi che aveva percorso, colorate di un rosso sangue intenso. Sembrava che l’aria soprastante fosse carica di energia vorticante, e per un momento Sebastian pensò di sentire grida di morte oltre i limiti del loro insediamento. Risentì quelle grida riecheggiare dietro di sé, e si voltò vedendo la gente che barcollava nel cerchio di pietra nel cuore di Casapietra, stringendosi la testa come colpiti da estremo dolore. Uno cadde in avanti e non si rialzò.

Sebastian fece giusto in tempo a rigirarsi per vedere lo scudo che lampeggiava e poi si estingueva, brillando nell’aria per un secondo prima di cadere del tutto. Corni e trombe risuonarono nella brughiera, riecheggiando mentre annunciavano i loro comandi. Il tuonare degli zoccoli dei cavalli lanciati al cavallo si unì al frastuono generale.

Sebastian vide che il Nuovo Esercito iniziava ad avanzare, e ora non c’era nulla che loro potessero fare per fermarli.

CAPITOLO QUATTRO

“State morendo?” chiese Sofia, incapace di credere alle proprie orecchie. Lo shock le fece gelare il sangue, la portò a desiderare di fare qualcosa, qualsiasi cosa piuttosto che crederci. Anche quando Sienne le si strusciò contro, il gatto della foresta non fu in grado di riportarla alla realtà.

“Non può essere che stiate morendo,” disse Kate. “Non dopo tutto quello che abbiamo passato. Non era così che dovevano andare le cose.”

Sofia poteva sentire il dolore, e vedere le lacrime che scorrevano negli occhi di sua sorella. Era uno shock già di per sé anche quella scena, perché Kate non piangeva mai. Si arrabbiava, piuttosto, per non doverlo fare.

“Non piangete, tesori miei,” disse loro madre, allargando le braccia. Sofia si alzò dalla sua poltrona per andare da lei, e Kate fece lo stesso. “Questo era previsto da lungo tempo.”

“Ma vi abbiamo appena trovati,” insistette Sofia, come se questo facesse la differenza. Sapeva ormai che il mondo non funzionava così, ma avrebbe dovuto. Avrebbe dovuto davvero.

“Però ci avete trovati,” disse suo padre. “Abbiamo la possibilità di essere ancora una famiglia, anche se per pochissimo tempo.”

Sofia lo vide sussultare, portandosi la mano al petto. Fino a prima di quel gesto, non si era resa conto di quanto breve potesse essere quel tempo.

“Non si può fare niente?” chiese Lucas. Sofia riconosceva in lui il tentativo di nascondere quello che provava. Non gli piaceva: voleva che lì ci fosse suo fratello, non solo un suo guscio.

“Deve esserci qualcosa,” confermò Kate. “Se avessi ancora i miei poteri, potrei guarirvi. Se non li avessi persi…”

“Allora saresti ancora alla mercé di una delle più antiche streghe della nostra terra,” disse sua madre. “Non è colpa tua, Kate.”

“No, è colpa della vedova,” rispose lei seccamente. “Sua e dei suoi seguaci. Lei è morta, ma loro sono ancora vivi. Lì troverò tutti, fino all’ultimo.”

“Kate,” disse Sofia con gentilezza. “Non è il momento di arrabbiarsi.”

“Perché non sei più arrabbiata anche tu?” ribatté Kate. “Che senso ha avere tutti questi poteri se non ci possono dare i nostri genitori? Perché dobbiamo sempre sacrificare così tanto?”

Sofia poteva vedere che Kate non stava alludendo solo ai loro genitori, ma a tutte le altre cose che erano successe nelle loro vite, a tutto il dolore, a tutte le sofferenze.

“Dobbiamo, perché è quello che a volte ci richiede il destino,” disse loro madre. “So che avete visto barlumi di ciò che accadrà, Sofia e Lucas. Ho avuto tutta una vita per vederlo. Davanti a noi c’è un tempo di grandioso potere. Ho visto la guerra, e il modo in cui essa volge per determinare il fato del mondo.”

“Sconfiggiamo la vedova,” disse Sofia.

“E ora il Nuovo Esercito si trova sulle tue coste,” disse sua madre. “Il Maestro dei Corvi le attraversa, uccidendo nella sua avanzata.” Si voltò verso Kate. “Mi spiace, cara, ma Will è morto.”

Sofia sentì l’ondata di dolore e sofferenza che emanava da sua sorella come la bomba lanciata da un artigliere. Si avvicinò per sostenere Kate, ma sua sorella la spinse via, non permettendole neanche di toccarla.

“No, non può essere vero, non è giusto,” disse. “Will… non può…”

“L’ho visto,” disse sua madre. “Ho sognato Ashton che cadeva, e ho visto il momento in cui ha dato la sua vita in modo che gli altri potessero fuggire. Ha salvato la vita di Sebastian, permettendogli di andarsene con Viola. Ha fatto saltare per aria il cannone che stava difendendo, e il Maestro dei Corvi è sopravvissuto a malapena.”

Sofia si aspettava ora che sua sorella crollasse. Neanche Kate poteva restare forte così a lungo. Cercò anche di allungarsi verso di lei, mente a mente, ma si trovò davanti un muro di pura rabbia, così incandescente da scottarle i pensieri nell’avvicinarsi. Kate rimase ferma lì per quella che parve un’eternità, prima di parlare di nuovo.

“Come faccio a ucciderlo?”

Quelle parole avevano una sorta di durezza che veniva dalla rabbia che le emanava.

“È una via oscura, Kate,” disse sua madre.

“È quello che sarebbe dovuto succedere fin dall’inizio,” rispose Kate.

Sofia vide i suoi genitori che si guardavano tra loro.

“Ci sono delle cose che voi tre dovete fare per prepararvi alla battaglia che ci sarà,” disse loro padre.

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