Морган Райс - Un Bacio per le Regine стр 6.

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Kate? Sei qui?

Sì, sono qui, rispose lei. E ho portato con me la più malfamata compagnia libera che esista. Lord Cranston dice che sarà onorato di prestare servizio per te.

Quel pensiero rallegrò Sofia quasi quanto la presenza di sua sorella lì. Non erano solo gli uomini in più pronti a combattere, anche se Sofia avrebbe preso tutto quello che poteva in quel preciso istante. Era il fatto che sua sorella era tornata con la compagnia di soldati di cui aveva tanto amato essere parte e…

Will è lì? le chiese.

Sì, rispose Kate. Sofia poteva percepire la sua felicità. Ci vediamo presto, sorella mia. Risparmia qualche nemico per me.

Sono sicura che ce ne saranno a iosa.

“Sta arrivando Kate,” disse Sofia a Lucas.

“Lo so,” rispose suo fratello. “Ho sentito i suoi pensieri. Avevo pensato di dover aspettare fino al nostro ritorno per poterla finalmente conoscere.”

“E trovare poi i nostri genitori,” disse Sofia. Sapeva che non aveva senso pensare così in avanti ancora. Avrebbe dovuto concentrarsi sulla battaglia prossima a venire, ma era quasi impossibile mantenere lì i suoi pensieri. Era troppo occupata a pensare a ciò che sarebbe potuto succedere da lì in poi. Avrebbe riavuto indietro Sebastian. Avrebbe liberato il popolo della vedova dal peso schiacciante del suo governo. Avrebbero trovato i loro genitori.

“Kate sarà entusiasta quanto noi di trovare i nostri genitori,” disse Sofia. “Di più. Non sono sicura che abbia dei ricordi di loro a spingerla ad andare avanti.”

“Presto avremo noi tutti ben di più,” disse Lucas.

“Lo spero,” rispose Sofia. Però non riusciva a fare a meno di preoccuparsi. “Ce l’hai?”

Lucas annuì, ovviamente comprendendo ciò a cui alludeva. Tirò fuori il disco piatto fatto di fasce di metallo intrecciate e collegate, con le linee confuse che brillarono quando lo toccò. Quando anche Sofia pose la propria mano sul metallo, i segmenti del dispositivo si spostarono ruotando al loro posto, rivelando i contorni di appezzamenti di terra, dal regno della vedova fino a delle lontane forme che dovevano essere le Colonie Remote e le Terre delle Seta. Era fastidiosamente vicino a dire loro quello che avevano bisogno di sapere, solo che non c’era ancora nulla che dicesse loro dove si trovassero i loro genitori. Sofia immaginava che l’avrebbero scoperto quando Kate si fosse unita a loro. Lo sperava.

“Tieni il dispositivo al sicuro,” gli disse Sofia. “Se lo perdiamo…”

Lucas annuì. “L’ho protetto fino ad ora. Ma sono più preoccupato di tenere al sicuro te e Kate.”

Sofia non ci aveva pensato in quei termini. Tutti e tre stavano per dirigersi nel mezzo di una battaglia. Se anche uno di loro ci fosse morto, non avrebbero mai trovato i loro genitori. Sarebbe stato un colpo doppio: perdere la promessa di una madre e di un madre, mentre piangevano la morte di un fratello o di una sorella.

“Anche tu devi stare al sicuro,” disse Sofia. “E non lo sto dicendo solo perché voglio trovare i nostri genitori.”

“Lo so,” disse Lucas. “E farò tutto quello che posso. L’ufficiale Ko mi ha allenato bene.”

“E Kate ha imparato un sacco dalla strega che ha tentato di impossessarsi di lei,” disse Sofia.

“Se è potente come quando stava per farmi fuori al palazzo, sono certo che starà benone,” disse Lucas. “La questione qui sei tu, Sofia. So che hai Sienne, ma sarai al sicuro nel mezzo della battaglia?”

“Non starò nel mezzo,” promise Sofia. Si mise una mano protettiva sulla pancia. “Ma farò tutto quello che serve per assicurarmi che mia figlia abbia un padre.”

“Ce l’avrà,” disse Lucas, e c’era qualcosa nella certezza con cui lo disse che indusse Sofia a voltarsi a guardarlo. Sapeva di aver visto accenni di certe cose nei suoi sogni. Si chiedeva se fosse successo anche a Lucas.

“Hai visto qualcosa?” gli chiese.

Lucas scosse la testa. “Ho un certo talento in questo, ma penso che tu ne abbia di più. Quello che ho visto per lo più per domani è sangue.”

Quello era piuttosto facile da vedere anche senza la magia che portava i sogni a entrambi. Sofia guardò ancora verso il mare, e ora poté scorgere una linea di terra all’orizzonte, il contorno di una città.

“Ashton,” disse. Le pareva una vita che non la vedeva.

La città si espandeva come una macchia sul paesaggio, i suoi edifici, le vastità che si dipanavano oltre le mura. Parte della loro flotta si stava già dividendo, con Hans che si portava ad approdare più lontano lungo la costa per prendere le periferie.

Gli altri si avvicinarono, le bandiere segnaletiche che sventolavano per coordinare i loro movimenti. Si ancorarono ben lontani dal raggio di tiro dei cannoni e calarono in acqua delle piccole barche, complete di messaggeri con la richiesta di resa. Sofia sapeva che Ulf e Frig stavano preparando le loro piccole barche per avvicinarsi di soppiatto alla città prima che iniziasse la battaglia, pronti ai cancelli del fiume, in attesa che si aprissero.

Sofia vide le navi in attesa, pronte per la guerra in risposta a qualsiasi messaggio le avesse raggiunte. Non sufficienti per fermare una flotta grande come la loro, non bloccate a riva a quel modo. Avvicinandosi, Sofia sentì le trombe che risuonavano e vide i fuochi segnaletici che venivano accesi.

Guardò oltre, verso il palazzo e il quartiere dei nobili. Sebastian era da qualche parte là dentro, rinchiuso in una cella, in attesa di essere liberato.

“Potremmo ancora entrare alla carica, come vuole il cugino Ulf,” disse Lucas.

Sofia guardò il cielo. Il sole stava già calando, allungando le sue dita rosse attraverso l’orizzonte. Dovette sforzarsi di scuotere la testa. Era una delle cose più difficili che avesse mai fatto.

“Non possiamo rischiare un attacco notturno,” disse. “Dobbiamo attenerci al piano.”

“Allora attaccheremo all’alba,” disse Lucas.

Sofia annuì. All’alba tutto sarebbe stato determinato. Avrebbero visto se lei avrebbe riavuto indietro il regno della sua famiglia, insieme all’uomo che amava, o se sarebbero stati condannati a morte.

“Attaccheremo all’alba,” disse.

CAPITOLO QUATTRO

Kate stava in piedi con la brezza marina che le accarezzava il viso, sentendosi veramente libera per la prima volta da tempo immemore. Vedere Ashton che si avvicinava in lontananza le riportò ricordi della vita che aveva avuto lì in quanto Indesiderata, ma quei ricordi non le appartenevano più, e la rabbia che veniva insieme ad essi sembrava più un dolore sordo che qualcosa di fresco.

Sentì Lord Cranston avvicinarsi prima che le fosse vicino. Quel poco dei suoi poteri le era tornato. Quello era qualcosa di suo, non una cosa che le era stata data da Siobhan o dalla sua fontana.

“Attaccheremo all’alba, mio signore,” disse voltandosi.

Lord Cranston sorrise. “Un’ora tradizionale per un attacco, anche se non c’è alcun bisogno di chiamarmi così ora, Kate. Siamo coloro che hanno giurato di servirvi, vostra altezza.”

Vostra altezza. Kate sospettava che non si sarebbe mai abituata ad essere chiamata a quel modo. Soprattutto non dall’uomo che era stato il primo a darle un posto adatto per lei nel mondo.

“E non c’è davvero nessun bisogno di chiamare me così,” ribatté lei.

Lord Cranston fece un inchino da cortigiano in maniera davvero elegante. “È quello che sei ora, ma va bene, Kate. Facciamo finta di essere ancora al campo, dove tu stai imparando da me le tattiche?”

“Immagino di avere ancora un sacco da imparare,” disse Kate. Dubitava di essere arrivata ad imparare la metà di quello che Lord Cranston aveva da insegnarle, nel tempo che aveva trascorso nella sua compagnia.

“Oh, indubbiamente,” disse Lord Cranston, “quindi, ecco una lezione. Dimmi, nella storia di Ashton, come è stato preso tutto?”

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