Non poteva fare altrimenti, pensò Vars. Era principe di sangue, dopotutto; forse non era muscoloso quanto il suo fratello maggiore, ma a ventun anni era ancora giovane, ancora bello. Doveva guardarlo con interesse, e deferenza, e forse timore se avesse immaginato tutte le cose che pensava di farle in quel momento.
No, meglio lasciar perdere per ora. Essere rude con lei era una cosa, ma quella ragazza era nobile abbastanza perché avesse importanza. Era meglio lasciarsi andare del tutto con quelle di cui non avrebbe sentito la mancanza.
Anche Lyril era discreta, certo, perché Vars non ci sarebbe andato a letto se non lo fosse stata: dai capelli rossi e la pelle pallida, formosa e con gli occhi verdi. Era la figlia maggiore di un nobiluomo che si credeva un commerciante, o di un commerciante che aveva comprato un titolo nobiliare; Vars non riusciva a ricordare quale, ma non gli interessava in modo particolare. Era di rango inferiore al suo, quindi doveva sottostare ai suoi ordini. Cos’altro aggiungere?
“Guardato abbastanza, mio principe?” chiese, alzandosi e camminando verso di lui. A Vars piacque il modo in cui lo fece; gli piaceva il modo in cui faceva molte cose.
“Mio padre vuole che vada a caccia con lui domani,” disse Vars.
“Potrei uscire con voi a cavallo,” propose Lyril. “Guardarvi e offrirvi i miei servizi mentre cavalchiamo.”
Vars rise, e se quello le avesse dato una scossa di dolore, a chi importava? Inoltre, Lyril doveva averci fatto l’abitudine ormai. Di solito, non andava a letto con una donna per molto prima di stancarsi, o prima che lei sgattaiolasse altrove, o che la ferisse troppo facendola fuggire. Lei stava durando più tempo della maggior parte; andava avanti da anni ormai, nonostante era ovvio che ce ne fossero state anche altre nel frattempo.
“Vi vergognate a farvi vedere con me?” chiese.
Vars le si avvicinò, gelandola con lo sguardo. In quel momento di paura, era più bella di chiunque altra avesse mai visto.
“Io faccio quello che voglio,” disse Vars.
“Va bene, mio principe,” rispose lei, mentre un altro brivido di desiderio la faceva tremare insieme alle braccia di Vars.
“Sei più graziosa di qualsiasi altra donna sulla terra, di origine nobile e perfetta,” disse.
“Allora perché ci state mettendo così tanto a sposarmi?” chiese Lyril. Era una discussione vecchia; glielo stava chiedendo, accennando e insinuando da tanto tempo quanto Vars riuscisse a ricordare.
Prese la parola, rapido e tagliente, afferrandola per i capelli. “Sposarti? Perché dovrei sposarti? Credi di essere speciale?”
“Lo sono,” replicò. “O un principe come voi non mi avrebbe mai voluta.”
Lo aveva messo con le spalle al muro.
“Presto,” disse Vars, reprimendo la sua ondata di rabbia. “Quando sarà il momento.”
“E quando sarà il momento?” domandò Lyril, mentre iniziava a rivestirsi; e il solo guardarla mentre lo faceva bastò a fargli tornare la voglia di spogliarla di nuovo. Andò da lei e le dette un bacio profondo.
“Presto,” promise Vars, perché promettere era facile. “Per ora però…”
“Per ora, dobbiamo andare al banchetto di vostro padre, celebrare l’arrivo del promesso sposo di vostra sorella,” disse Lyril, sembrando per un attimo sovrappensiero. “Mi domando se è bello.”
Vars la fece voltare a guardarlo, stringendola abbastanza forte fra le braccia da farla sussultare. “Non sono abbastanza per te?”
“Abbastanza, e anche di più.”
Vars gemette alla trappola che racchiudeva, poi si allontanò e si vestì, afferrando un fiasco di vino e sorseggiandolo mentre si incamminava. Lo offrì a Lyril, che ne bevve un poco. Uscirono dalla stanza e dentro al castello, facendosi strada fra le sue curve e i suoi tornanti, giù verso la grande sala.
“Vostra altezza, mia signora,” disse un domestico mentre passavano, “il banchetto è già iniziato.”
Vars inveì contro l’uomo. “Credi che abbia bisogno che tu me lo dica? Credi che sia stupido, o che non sappia che ore sono?”
“No, mio principe, ma vostro padre…”
“Mio padre sarà impegnato a fare politica, o starà ascoltando mio fratello Rodry mentre si vanta per qualsiasi impresa eroica abbia compiuto in questi giorni,” lo interruppe Vars.
“Come desiderate, vostra altezza,” rispose l’uomo e fece per andarsene.
“Aspetta,” intervenne Lyril. “Credi di potertene andare così? Dovresti scusarti con il principe e con me, per averci interrotti.”
“Sì, certo,” acconsentì il domestico. “Sono estremamente…”
“Delle scuse adeguate,” disse Lyril. “Inginocchiati.”
L’uomo esitò per un attimo e Vars infierì. “Fallo.”
Il domestico si accasciò sulle ginocchia. “Mi scuso per avervi interrotti, vostra altezza, mia signora. Non avrei dovuto farlo.”
Vars vide Lyril sorridere alla scena.
“No,” concluse lei. “Adesso vai, sparisci dalla nostra vista.”
Il domestico non fece altro che fuggire via al suo ordine, come un levriero dietro a un coniglio. Vars rise mentre se ne andava.
“Puoi essere crudele in modo delizioso a volte,” disse. Gli piaceva quel suo lato.
“Solo quando è divertente,” rispose Lyril.
Proseguirono, giù verso il banchetto. Ovviamente, quando entrarono, era in pieno svolgimento, con tutti che bevevano, ballavano, mangiavano e si divertivano. Vars vide la sua sorellastra in pole position, al centro dell’attenzione insieme al suo futuro marito. Non riusciva a capire perché la figlia della seconda moglie del re dovesse ricevere tanta attenzione.
Inoltre, era abbastanza fastidioso che anche Rodry fosse lì, in un angolo con un gruppetto di nobili giovanotti, a ricevere la loro ammirazione mentre narrava e rinarrava le storie delle sue gesta. Perché il fato aveva pensato bene di scegliere lui come maggiore? Non aveva senso per Vars, quando era ovvio che Rodry fosse adatto al futuro ruolo di re quanto lui lo era ad agitarsi e sbattere le sue braccia muscolose.
“Certo, un matrimonio come questo offre un sacco di possibilità,” disse Lyril. “Riunisce così tanti signori e signore…”
“Che possono diventare nostri amici,” aggiunse Vars. Aveva capito come funzionava il gioco. “Certo, aiuta conoscere i loro punti deboli. Sapevi che quello di Earl Durris laggiù è fumare ambra rossa?”
“Non lo sapevo,” disse Lyril.
“Nessun altro dovrebbe saperlo, se si ricorda che sono suo amico,” disse Vars. Avanzarono nella folla, spostandosi lenti in direzioni separate. Poteva vederla osservare le altre donne, cercando di individuare tutte le sfaccettature che le rendevano meno carine di lei, o più deboli, o semplicemente non al suo livello. Magari cercava anche di determinare i vantaggi che avrebbe potuto trarre da loro; c’era una spregiudicatezza in quella valutazione che a Vars piaceva. Forse era parte del motivo per cui stava con lei da così tanto.
“Certo, c’è un’altra ragione per non unirmi alla battuta di caccia domani,” disse. “Con tutti questi idioti lontani, posso fare cosa voglio, magari volgere le cose a mio vantaggio.”
“Ho forse sentito menzionare la caccia?”
La voce di suo fratello era più rimbombante e finta che mai. Vars si voltò verso Rodry, stampandosi in volto quel sorriso forzato che aveva imparato a padroneggiare in un’infinità di occasioni durante la sua infanzia.
“Rodry, fratello,” disse. “Non mi ero accorto che eri tornato da… di nuovo, dov’eravate tu e Papà?”
Rodry alzò le spalle. “Potevi venire anche tu e scoprirlo.”
“Ah, ma siete usciti di corsa,” replicò Vars, “e sei tu quello che gli sta a cuore.”
Se Rodry aveva colto l’asprezza di quella frase, non lo dava a vedere.
“Avanti,” disse invece, dandogli una pacca sulla schiena. “Unisciti a me e ai miei amici.”
Faceva sembrare che unirsi a quel gruppo di giovani sciocchi, che non facevano altro che venerarlo come un eroe, fosse un grande dono, piuttosto che un orrore che Vars avrebbe pagato oro puro per evitare. Giocavano a fare i Cavalieri dello Sperone di suo padre, ma nessuno di loro si era fatto notare fino ad allora. Il suo sorriso si fece più forzato mentre si addentrava al centro fra loro, e afferrò un calice di vino come una gradita distrazione. Lo svuotò in un istante, quindi ne prese un altro.