Il Mistero Della Serendipità - Kristi R. F. страница 2.

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Queste tartarughe vecchie erano pure molto sagge e conoscevano i migliori posti tutto intorno a Galle dove trovare squisite alghe.

Tutto questo secondo la mia amica tartaruga Rani.

Io non avevo mai assaggiato delle alghe prima d’ora e non avevo intenzione di farlo adesso.

Rani mi disse che a loro piaceva molto quel tratto di spiaggia e, in particolare, il fatto che quella casetta accogliesse pochi ospiti, a differenza dei grandi hotel sulla spiaggia, un pò più in là.



Qui potevano davvero riposare indisturbate.

Rani, la piccola tartaruga, era rimasta affascinata dal fatto che arrivavamo da un luogo così lontano.

Era molto curiosa e voleva sapere tutto di Londra.

A me piace essere ascoltata e avevo raccontato a Rani tutte le nostre precedenti avventure e della mia agenzia investigativa – Inca &Company.

Fromage, ovviamente, aveva raccontato a Rani della sua formaggeria a Londra e di quella a Parigi, dove era nata.

Mentre chiacchieravamo di Londra e Parigi e dei nostri amici, la Mamma corse fuori per informarci che Solo e Terrance erano appena arrivati all’aeroporto e ci avrebbero raggiunto presto.

Saltammo di gioia!

Eravamo proprio felici di avere Terrance lì con noi.

Terrance era davvero un amico e lo ammiravamo tanto, nonostante fosse un cane.

Solo era stato invitato dal Direttore del Museo Colombo per investigare sul caso della spada rubata.

Solo aveva una buona reputazione che riguardava la soluzione di crimini internazionali e locali. Terrance era il suo abile assistente.

Sapevo che avrei ricevuto informazioni dirette da Terrance e, forse, avrei avuto una buona opportunità per aiutarlo e Solo avrebbe trovato il colpevole e recuperato la spada preziosa.

Tutto ciò era già accaduto in passato.

Inoltre, ero ansioso di sapere come se la stessero passando il resto di Inca e Company a Londra.

Poveretti Monk e Polo! Come saranno tristi, li abbiamo lasciati soli nella fredda, freddissima Londra.

Lunedi’ Pomeriggio

Quel pomeriggio sentimmo un forte rumore oltre il muro della casetta.

Mentre il resto del gruppo rimase lì e cercava di guardare, Io, poiché sono curiosona, saltai in cima al muro per vedere cosa fosse quel rumore.

Per poco non caddi giù per lo stupore che provai.

Stavo subito per scendere quando una voce stridula disse:

“Ciao!

“Sei un gattino carino!

“Come ti chiami?

Una piccola montagna grigia mi guardava con occhi intelligenti.

Era un cucciolo di elefante che mi parlava accanto alla sua enorme mamma-elefante, che era troppo impegnata a masticare foglie per accorgersi di me.

Non osai saltare per parlare con il piccolo elefante e, pensando a me stesso e alla piccola montagna che aveva gusti raffinati, gli risposi:

“Ciao, Mi chiamo Inca, e tu come ti chiami?

“Mi chiamo Meena, perché non vieni a farti una corsetta sulla schiena di Mamma? Mi disse.

Cominciai a deglutire.

Arrampicarmi per farmi una corsetta sulla schiena di Mamma-elefante?



E se Mamma-elefante mi avesse afferrato con la sua proboscide?

● Mi avrebbe schiacciata come un insetto?

● Mi avrebbe appiattita come un pancake?

● Mamma-elefante avrebbe starnutito e infine mi avrebbe soffiata via fino in Cina?

● Sarei sopravvissuta all’incontro ravvicinato con quella enorme signora-elefante?

Lanciai un’occhiatina a Meena.

Lei aveva gli occhi luminosi e scintillanti e, sul suo viso enorme, un adorabile sorriso.

Ma la sua proboscide che terminava in una piccola bocca era qualcosa che non potevi perderti facilmente.

Era una proboscide e lo era per davvero. Una volta che l’hai vista non la dimentichi mai più.

In effetti era un mezzo di trasporto comodo che si muoveva tutto intorno come se fosse un essere vivente a sé.

La osservavo con ammirazione.

Poi pensai, una corsetta su un elefante, perché no?

Un evento importante da annotare sul mio diario.

Scommetto un milione di bigliettoni che non troveresti nessun gatto a Parigi o a Londra che si è fatto una corsetta su un elefante.

Dopo tutto, ancora mi rimangono 9 vite, perché non metterne una in gioco?

Misurai la distanza dal muro fino alla schiena di Meena e saltai usando le mie forzute gambe per catapultarmi proprio sulla schiena di Meena.

“Urrà” urlò Meena mentre la sua mamma emise un forte suono di tromba.

Un bel suono crescente in segno di approvazione.

Il suono di tromba fu così forte che, sono sicuro, si poté sentire fino a oltre sei miglia.



Mi sentii soddisfatta e compiaciuta che questa enorme mamma elefante e il suo piccolo fossero emozionati dal mio salto.

All’improvviso sul muro apparvero Cara e Fromage con Charlotte aggrappata al collo di Fromage.

Dovevano aver sentito quel suono di tromba e pensato che mi fosse accaduto qualcosa.

Quando mi videro seduto sul dorso di Meena i loro occhi cominciarono a girare come salse.

Presentai la mia famiglia a Meena e alla sua mamma e, ancor prima di conoscersi, mamma elefante aveva già trascinato Cara, molto stupita, con la sua proboscide e l’aveva delicatamente appoggiata sul suo comodo dorso.

Subito dopo, Fromage e Charlotte erano pure sul dorso dell’elefante pronti per una bella corsetta.

Fu vero divertimento!

Guardavamo giù come reali sulla schiena di questa graziosa mamma elefante.


12 Giugno

Martedì, Mattina

La mattina successiva l’alba si tinse di bei colori blu e scintillanti. Già alle sei del mattino il sole era caldo e luminoso.

Mentre eravamo sulla spiaggia a chiacchierare con la nostra amica tartaruga, Rani, arrivò la mamma.

“E’ tempo di andare al bus”, disse la mamma.

Velocemente salutammo Rani.

Per l’entusiasmo di incontrare Terrance e Solo divorammo rapidamente il nostro gelato e corremmo verso casa.

Ci muovevamo dietro la mamma e con cautela giravamo dietro gli angoli, poiché ricordavamo che sulla strada c’erano mucche, risciò e biciclette.

Alla fine di una strada tortuosa si arrivava alla piazza principale del villaggio.

La mamma ci portò alla fermata dell’autobus e disse:

“Ecco arriva l’autobus!” Mentre in lontananza si sentiva il rumore delle ruote.

“C’è Terrance” urlò Fromage non appena vide l’allegra faccia comparire dietro la schiena di Solo dal finestrino del bus.

L’enorme e polveroso autobus si avvicinò lentamente alla fermata e subito saltarono fuori Solo, con una valigia, seguito da Terrance.

Terrance aveva la lingua penzoloni, felice di potersi stiracchiare le lunghe zampe e di essere finalmente fuori dal bus.

Non appena ci vide cominciò a saltellare tutto intorno a noi abbaiando come un matto.

Tutto ciò che Mamma sentiva era:

“Bau, Bau, Bau!”

Ma in realtà Terrance ci stava dicendo:

“Ciao a tutti! Sono tanto felice di rivedervi”.

Solo mise una mano sulla testa di Terrance per calmarlo e disse alla Mamma, tenendole la mano:

“Tesoro, non hai salutato Terrance, ti sta girando tutto intorno e ti sta leccando la mano”.

“Terrance è accaldato a ha sete, diamogli un po' d’acqua”.

La Mamma si chinò e con delicatezza diede dei colpetti sulla testa di Terrance; lui sollevò la zampa destra e si diedero una stretta di mano.

“Terrance, ti meriti un bel gelato” disse la Mamma e Terrance saltellò di gioia.

Terrance cominciò a sbattere la sua coda contro Solo per farlo sbrigare così da ritornare a casa percorrendo la strada polverosa e sotto un sole cocente.

Non appena rientrati a casa, Mamma e Solo indossarono i loro costumi da bagno e corsero al mare.

Naturalmente noi andammo con loro e ci sdraiammo sotto l’ombrellone.

Terrance impazzì di gioia non appena vide le onde spumose e si precipitò verso il mare subito dopo Mamma e Solo.

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