Scettica a Salem - Грейс Фиона страница 2.

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Mia sorrise sotto i baffi mentre finiva il paragrafo. Se gli infrasuoni creavano un senso di timore, la sua voce doveva invece generare sicurezza. Lei voleva aiutare la gente a ragionare sulle cose.

Una folata di vento entrò nella stanza, facendo svolazzare le carte appese alla bacheca sopra alla scrivania. Con delle puntine, Mia vi aveva fissato degli articoli inviati da ascoltatori di tutto il mondo che le chiedevano di indagare su abitazioni infestate o attività paranormali, sperando che lei fosse in grado di sfatare le loro paure, come sempre. Mia era sempre alla disperata ricerca di nuovi casi, per non fossilizzarsi a parlare sempre di fatti vecchi e risaputi. Queste persone erano in pena, avevano bisogno di risposte, e a lei dispiaceva non avere il tempo e le risorse per lanciarsi in una di queste indagini. Molti dei titoli di quegli articoli davano i brividi, e le storie che presentavano richiedevano un’occhiata più accurata. Mia sapeva che ogni volta, senza dubbio, poteva provare che si sbagliavano.

Improvvisamente il suo telefono vibrò e sullo schermo apparve la notifica di un messaggio. Era Angie della O-Date, la app di appuntamenti ‘occulti’. Grossa promozione per la prossima settimana! Ostara, dea della fertilità! Serve uno spot, IL PRIMA POSSIBILE!

Dannazione, pensò Mia. La O-Date era il primo sponsor della sua trasmissione, e la sua unica fonte di reddito. La loro direttrice del marketing, Angie, aveva spiegato chiaramente che con lei stavano facendo un tentativo. Ora aveva solo venti minuti per registrare quello spot, altrimenti non avrebbe rispettato la loro scadenza. La O-Date voleva la sua voce affidabile per dire che tramite la app si potevano abbordare sedicenti vampiri e streghe. Era sempre una sfida. Ma bastava che la promo durasse solo trenta secondi. Non ci avrebbe messo tanto a prepararla.

Fece per scrivere una risposta, ma Tandy aveva altri programmi. Rientrò trotterellando nella stanza e iniziò a mugolare.

“Aspetta un secondo,” gli disse Mia. Poi Tandy fece una cosa che Mia non poté ignorare: si mise ad abbaiare. Sonoramente. Il volume si alzava sempre più.

“Zitto!” Mia si levò le cuffie. “Ok, ok, andiamo.” Si infilò una felpa e agganciò il guinzaglio al collare di Tandy. Poi prese il telefono, in modo da poter tenere d’occhio l’ora. Scesero velocemente i gradini di cemento e andarono al giardino recintato. Mia aprì il cancello e liberò Tandy, che subito si lanciò in mezzo all’erba.

“Hai esattamente tre minuti,” gli disse Mia, appoggiandosi alla rete. L’edificio in cui abitava apparteneva in realtà a suo cognato, Jeffrey Milton Eubanks III. Stava lentamente convertendo la vecchia fabbrica di caramelle in un capolavoro urbano. Gli appartamenti di lusso completamente arredati andavano ben oltre quanto Mia avrebbe potuto permettersi con il suo stipendio al laboratorio. Ma grazie a sua sorella, Jeff l’aveva lasciata alloggiare gratuitamente nel loft per tutto l’anno scorso, permettendole così di mettere da parte dei soldi per quello che lei e il suo fidanzato Mark chiamavano ‘il Prossimo Passo’. Ovviamente c’era un certo giro. Di sera Mia doveva far entrare la gente per far vedere l’appartamento, e questo metteva un serio freno alla sua vita sociale. Ma questa sera era diverso. Mark avrebbe staccato presto. Avevano programmato una bella serata insieme. Mia sorrise. Il pensiero di passare la serata con Mark le faceva ancora sentire le farfalle nello stomaco, anche dopo tutto quel tempo.

Tandy iniziò a grattare le zampe contro l’erba. La cosa significava solo una cosa: aveva fatto quello che doveva fare. Il suo cane aveva sempre un suo modo di riportarla con i piedi per terra. Mia gli si avvicinò, pulì dove aveva sporcato e gettò il sacchettino nell’immondizia.

“Vieni bello, andiamo,” disse, correndo verso la scala. Il suo telefono diceva 7:15. Si stava avvicinando terribilmente allo scadere del tempo. Doveva ancora registrare lo spot per la O-Date e inviarglielo, farsi una doccia, vestirsi e prendere il treno per andare al laboratorio di Trenton, nel New Jersey. Cominciò a provare un certo senso di panico. Non voleva rischiare di perdere l’unico sponsor della sua trasmissione, ma se fosse arrivata ancora una volta in ritardo al lavoro, le cose avrebbero potuto mettersi male.

Proprio mentre stava per salire i gradini, una familiare Tesla bianca entrò nel parcheggio. La targa personalizzata diceva: ILUVLAW.

Ora? È uno scherzo? pensò Mia.

L’auto accostò accanto a lei.

“Brynn?” disse Mia sorpresa.

Silenziosamente, il finestrino dal posto di guida si abbassò, lasciando apparire il volto della sua sorellastra.

“Sì, certo. Sarà fatto, ok. Chiamami dopo, tesoro.” Brynn si levò dall’orecchio un auricolare Bluetooth e lo lasciò cadere nel portaoggetti. Poi si infilò dietro l’orecchio una ciocca dei suoi capelli perfettamente tagliati, adornati da un’elegante forcina di diamanti.

Quando Mia aveva solo dieci anni, il suo padre biologico se n’era andato in un’altra città. Subito dopo, sua madre si era risposata con il padre di Brynn, Daniel Middleton. Per sua fortuna, la nuova parente era contenta di poter fare la sorella maggiore. Poteva capitarle qualcuno di molto peggio di Brynn nella lotteria delle sorellastre.

“Che cosa ci fai qui? Pensavo che venissi a prendere Tandy oggi pomeriggio.”

“Cambio di programma. Il tipo del giardino viene questa mattina.” Brynn parcheggiò e scivolò fuori dalla Tesla. Indossava un paio di jeans strappati, una maglietta bianca e una costosa giacca di Chanel. Le sue scarpe da tennis di Gucci erano ricoperte di fango. Sul sedile del passeggero era appoggiato un paio di scarpe con i tacchi, giusto in caso potessero servire. Il suo outfit era un po’ una metafora: alta moda mescolata con abiti da lavoro. Quando erano bambine, Brynn era un maschiaccio. Ma dopo il college si era sposata con un avvocato molto ambizioso. Si vestiva per status sociale, ma i suoi pezzi di sartoria stavano sulla sua figura minuta come qualcosa di simile a un ripensamento.

“Senti, possiamo parlare più tardi? Ho una scadenza,” disse Mia, cercando di non andare nel panico. Secondo dopo secondo, il tempo che aveva per registrare si stava esaurendo. Sua sorella invece aveva una netta tendenza a operare in orari da spa, a qualche punto tra domani e mai.

“Allora, dove vai stasera?” Brynn si chinò e si rigirò tra le dita una delle orecchie cadenti di Tandy. Sull’anulare appariva in bella vista una vistosa pietra ovale. Per Mia gli anelli nuziali erano una tradizione strana e ingombrante. Era sorpresa che Brynn riuscisse addirittura a sollevare il dito. Quel diamante doveva essere di almeno 60 carati.

“Mark ha dei biglietti per uno spettacolo,” le rispose. Il pensiero del fidanzato le fece annodare lo stomaco. Come mai? Era felice di vederlo, ovviamente. Ma da quando aveva cambiato lavoro e si era trasferito a New York, le cose sembravano essersi inceppate. Trovare del tempo per stare insieme stava diventando sempre più difficile. E lui parlava raramente del futuro, meno che meno del ‘Prossimo Passo’.

Dannazione! Non poteva distrarsi pensando a questo proprio adesso. Doveva finire il suo podcast.

“… A che ora torni, Mimi?”

“Può darsi che stia fuori la notte. Posso mandarti un messaggio?” le rispose Mia, avanzando verso le scale.

“Nessun problema, figurati. Lo porto più tardi a fare una passeggiata,” disse Brynn con dolcezza, accarezzando la testa di Tandy. “Oggi stai con me, piccolo bau bau.”

“Senti, Brynn, possiamo parlare dopo?”

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