Dopo Gabriella, non poteva biasimarlo, pensò Olivia con risentimento.
Con sua grande sorpresa, quando arrivarono a casa, Erba non andò dritta nel fienile come faceva di solito, per aspettare il suo spuntino a base di erba medica dopo la passeggiata. Trotterellò invece fino all'enorme entrata, sbirciò all'interno, poi si allontanò dallo spazio buio, come se si fosse spaventata, e tornò saltellando verso Olivia.
"Che succede?" chiese alla capra, perplessa.
Poi gli occhi di Olivia si spalancarono quando sentì un rumore raschiante e dei tonfi provenire dall'interno del fienile.
Deglutì con forza.
C'era qualcuno, o qualcosa, lì dentro, ed Erba l'aveva percepito.
Olivia si avvicinò con cautela, ricordando quello che Marcello aveva detto a proposito dei cinghiali. E se uno di quegli animali aggressivi si fosse avventurato fuori dal bosco e si fosse trasferito nel suo futuro stabilimento di vinificazione?
Olivia cominciò a dubitare che andare a controllare fosse una decisione saggia. Poteva essere pericoloso.
Decise che, come minimo, dovese procurarsi avere un'arma. Per fortuna, la pala che aveva usato qualche giorno prima per piantare dei bulbi era ancora appoggiata al muro. Le sue abitudini disordinate si stavano dimostrando una benedizione, per una volta.
Olivia prese la pala e la brandì a due mani, come una mazza da baseball.
Mentre la sollevava in aria per testare la presa, una zolla di terra che era rimasta attaccata alla lama le cadde in testa.
"Dannazione,” mormorò Olivia, mentre il terriccio le scendeva sul viso. Ne aveva una bella quantità tra i capelli. Aveva sperato di passare una serata tranquilla. A quest'ora avrebbe già dato da mangiare a Erba e avrebbe dovuto iniziare a preparare la cena. Invece eccola qui, a farsi una doccia di terra mentre cercava di difendersi da un pericolo sconosciuto.
Olivia scrollò via la terra, sentendola sparpagliarsi sulle spalle mentre si avvicinava di soppiatto al fienile.
Si fermò all'entrata. Il rumore di raschiamento si era interrotto. Era un bene o un male? Non lo sapeva.
Improvvisamente, Olivia non riuscì più a sopportare la tensione. Si lanciò oltre la soglia, brandendo la pala sopra la testa e gridando: "Vieni fuori!"
Poi gridò spaventata quando si trovò faccia a faccia con una figura vestita di scuro che indossava un cappello a punta viola e aveva in mano una vanga.
CAPITOLO QUATTRO
"Aaaargh!" urlò terrorizzata la sagoma, lasciando cadere l'attrezzo e agitando le braccia mentre Olivia faceva un balzo all'indietro. La pala le scivolava nei palmi freddi e umidi e il cuore le batteva all'impazzata.
Tuttavia, quando i suoi occhi si abituarono al buio, si rese conto che non si trattava affatto di un intruso.
Era il suo amico Danilo, che viveva in una fattoria dall'altra parte del paesino.
Danilo la fissava con sgomento.
"Olivia. Che stai facendo? È piuttosto tardi e stavo venendo a cercarti.”
Olivia abbassò la pala, imbarazzata per aver ipotizzato il peggio.
Si ricordò che, l'ultima volta che avevano parlato, Danilo aveva detto che sarebbe passato ad aiutarla a sgomberare l'enorme cumulo di macerie nel fienile, appena ne avesse avuto il tempo.
Ed eccolo qui. Aveva parcheggiato il suo pick-up nel fienile, per questo non l'aveva visto, arrivando da fuori.
"Non… non capivo che rumore fosse,” bofonchiò.
Danilo fece un cenno di approvazione.
"Fai bene a stare attenta. La prossima volta ti manderò prima un messaggio.”
Olivia sospettava che stesse cercando di nascondere un sorriso. Aveva la sensazione che trovasse tutta quella scena esilarante, ma che stesse facendo di tutto per non lasciarglielo intuire.
Guardandolo meglio, poteva vedere i suoi occhi scuri sporgere per lo sforzo di trattenere le risate.
Quando si erano conosciuti, erano partiti con il piede sbagliato. Olivia si era offesa per la schiettezza di Danilo nel dirle che stava piantando male le viti. In effetti le aveva piantate male, ma pensava che avrebbe potuto dirlo in modo più educato.
Ora, intuì che Danilo si stava sforzando di non rovinare l'amicizia che si era creata tra loro, cercando di non far capire a Olivia quanto gli venisse da ridere.
Anche lei avrebbe fatto meglio a non ridere, decise, risucchiando in dentro le guance per evitare di essere colta da una risata improvvisa. Era meglio affrontare quell'imbarazzante malinteso con la serietà che nessuno dei due pensava meritasse.
"Vedo che hai i capelli viola,” disse Olivia, cambiando argomento e passando a qualcosa di più sicuro. Danilo le aveva spiegato che sua nipote, che seguiva un corso per parrucchieri, lo usava come modello, anche se era "vittima" la parola che Danilo usava più spesso per giustificare i suoi tagli e colori sempre diversi e all'ultima moda.
A Olivia piacevano quei colpi di luce viola. Erano accesi, ma si adattavano alla carnagione olivastra di Danilo, e il taglio era molto deciso.
"Già.” Danilo fece una smorfia. "Meglio del rosa, immagino.” La guardò perplesso. "Invece vedo che tu hai della terra tra i capelli.”
Entrambi rimasero in silenzio, consapevoli che rischiavano di tornare sull'argomento che erano riusciti ad accantonare.
"Se ti pieghi un po’, te la tolgo io,” si offrì Danilo, e Olivia si chinò con gratitudine in avanti, così che lui potesse toglierle la terra dai capelli.
"Hai trovato qualcosa di interessante, qui?" gli chiese.
"Ho portato dentro la macchina per fare luce,” spiegò Danilo. "Il fienile è molto buio e non volevo perdermi niente di importante.”
Olivia sospirò. "Comincio a pensare che quell’unica bottiglia di vino raro che ho trovato alla fine dell'estate sia l'unico reperto, e setacciare il resto della pila di detriti servirà solo a garantire che ci voglia un anno a finire, quando una ruspa potrebbe farlo in un giorno solo.”
Il fienile le procurava una certa frustrazione. Lei non era una persona paziente, anche se sapeva che la viticoltura le avrebbe insegnato la pazienza, anche con la forza, se necessario. Ma quelle macerie le pesavano sul cuore. Sembravano inutili. Un fienile luminoso e pulito sarebbe stato un passo avanti verso il suo sogno. Possibile che quel cumulo polveroso nascondesse reperti di inestimabile valore, o era tutto un enorme spreco di tempo?
"Sono certo che c'è molto altro da trovare,” insistette Danilo.
Olivia intuiva che Danilo era entusiasta di quella ricerca. Forse la vaga speranza offerta da quel cumulo di macerie aveva risvegliato in lui lo spirito del cacciatore di tesori.
Personalmente, Olivia confidava di più di trovare un tesoro nel magazzino chiuso a chiave nascosto tra gli alberi in cima alla collina, in un angolo sperduto degli otto ettari della tenuta.
Eppure, non aveva chiamato un fabbro, né aveva tentato di forzare la serratura, ma aveva deciso di aspettare per vedere se riusciva a trovare la chiave originale. Qualunque cosa ci fosse in quella stanza di solida pietra non sarebbe andata da nessuna parte, dopo essere rimasta chiusa lì per decenni. Qualche settimana in più non avrebbe fatto differenza.
Inoltre, Olivia si rese conto che considerava quel luogo segreto come il Magazzino di Schrodinger. Chiuso, era potenzialmente pieno di tesori. Aperto, poteva rivelarsi vuoto e deludente.
Per ora, era meglio occuparsi della pila di detriti, che era grande e visibile, e che ingombrava la sua stanza di vinificazione e doveva essere rimossa. Una volta eliminata, Olivia avrebbe preso una decisione sul magazzino. Almeno, se la chiave era tra le macerie, per allora sarebbe saltata fuori.