Gioco D'Amore - Sophie Adams страница 2.

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Dopo qualche mese mi ero trasformata nella donna perfetta: oltre al mio corpo formoso, avevo anche acquisito un aspetto più sexy e sofisticato grazie alle lezioni di trucco, ai vestiti attillati e ai lunghi capelli rossi, che avevano preso il posto della mia chioma bionda.

Quando Kitty ritenne che fossi pronta a debuttare, con le lacrime agli occhi mi diede un piccolo ruolo in uno spettacolo e mi disse che avevo superato con successo il suo corso di formazione per showgirl, di cui ero la sua unica studentessa, e, per questo, mi ero guadagnata un nuovo nome e una nuova opportunità.

Quello fu il giorno in cui seppellii Emily Crowford e divenni Blanche Deluxe, la rossa sexy.

Su di un foglietto, nella sua bellissima calligrafia, Kitty aveva scritto:

Bluebells Theater

Casinò Luxury — Strip, Las Vegas, 8455

Chiedi di Elijah

Martedì ore 16:00

Il Bluebells era uno dei maggiori teatri di Las Vegas, ogni spettacolo era richiesto da turisti provenienti da tutto il mondo. Si trovava all’interno del bellissimo Luxury, un hotel a cinque stelle con casinò situato nel cuore pulsante della Strip. Il posto vacante era per una showgirl di livello tre, i.e. una specie di ballerina extra, ma, anche se non avrei avuto la possibilità di mostrare la mia tecnica e tutto il mio talento in un ruolo di spicco, il Bluebells mi avrebbe pagato molto di più del lavoro che avevo in quel momento.

Quando arrivai al casinò con trenta minuti di anticipo, mi trovai di fronte alla fila più lunga che avessi mai visto. Centinaia, persino migliaia di donne, di tutte le forme e dimensioni, formavano una fila che circondava l’intero casinò. Tra le ragazze vi era una grande varietà: bionde, rosse, castane e more; ma avevano anche delle cose in comune: una sensualità pretenziosa, top molto scollati, un’antipatia innata e, infine, l’altezza. Sembravano dei giganti rispetto alla mia piccola statura, dandomi l’impressione che se una di loro avesse voluto darmi uno spintone per buttarmi fuori di lì, nessuno se ne sarebbe accorto.

Feci un respiro profondo e mi posizionai al termine del serpentone, mentre mi arrotolavo nervosamente una ciocca di capelli attorno a un dito, cercando di concentrarmi nonostante tutto quel chiacchiericcio. Per me era la parte più difficile: essere in grado di tenere lontano tutto ciò che mi circondava per focalizzarmi sulla mia performance e dare un’ottima impressione. Ero sempre stata la stella dello spettacolo e quando chiedevo silenzio tutti si zittivano immediatamente. I miei occhi si riempirono di lacrime mentre ripensavo al mio camerino personale. Bei vecchi tempi che non sarebbero mai più tornati.

Inspirai ed espirai lentamente, cercando di trovare il mio equilibrio interiore. Se c’era una cosa che avevo imparato dai duri colpi che la vita mi aveva inferto, era che ero capace di affrontare qualsiasi cosa. La vita era tosta, ma io lo ero di più.

Cominciai a scaldarmi, percependo addosso lo sguardo sprezzante di alcune ragazze. A un tratto, un leggero trambusto catturò la mia attenzione. Una specie di entourage stava camminando lungo la fila: due donne vestite in maniera elegante con un’espressione di indifferenza sul volto e un uomo completamente calvo con indosso una camicia a stampa floreale che, invece, sorrideva alle candidate. Con loro c’era un ragazzo sui diciotto anni che, come accadeva all’entrata delle zone VIP, metteva dei braccialetti al polso di alcune ragazze, scelte dall’uomo più bello che avessi mai visto.

Indossava un completo grigio, il quale ero certa fosse stato realizzato su misura, una cravatta rosso vino di pura seta e scarpe italiane di pelle. I suoi capelli neri erano tagliati in maniera molto curata e la barba, che nascondeva l’accentuato profilo del mento, gli donava un aspetto malizioso. I suoi occhi osservavano ogni ragazza dalla testa ai piedi molto rapidamente, lo sguardo esperto di uno abituato a vedere le donne più belle cadere ai suoi piedi. Ad ogni passo, indicava una ragazza, poi un’altra, di modo che il ragazzino mettesse loro il braccialetto. Era un uomo sexy, seducente e abile.

Se fossi stata il tipo di ragazza che faceva scommesse, cosa che non ero, avrei puntato i dieci dollari che avevo in borsa e le mie scarpette di danza preferite, che non potevo buttare semplicemente per ragioni sentimentali, sul fatto che quell’uomo fosse un seduttore. Il genere più pericoloso che si potesse incontrare a Las Vegas.

Prendete nota: se vi imbattete in un seduttore, fuggite. Non hanno paura di niente e non esiterebbero un attimo nel prendere ciò che desiderano. Non si arrendono facilmente e una sfida per loro è come una bandiera rossa per un toro. Quando vincono il jackpot, Ding! Ding! Ding! Passano alla sfida successiva, senza curarsi di ciò che si lasciano alle spalle, sia che si tratti di una donna sia che tratti delle monete di una slot machine.

Avrei dovuto ascoltare i miei consigli e tenere gli occhi lontano da Mister Sexy, ma la sua sensualità era così naturale e potente che non riuscivo a concentrarmi in nient’altro che non fosse lui.

Le donne attorno a me facevano le oche, gemendo, stridendo e fingendo risolini, e l’unica cosa che io riuscii a distinguere in tutto quel baccano fu il suo nome: Tyler.

Il gruppetto si stava avvicinando sempre di più a me, fino a che, infine, lui, con lo sguardo più espressivo che avessi mai visto, posò gli occhi su di me.

Oh. Santo. Cielo.

Fece scorrere la lingua lungo le sue labbra perfette, le quali sembravano soffici come una pesca matura, e mi osservò attentamente dalla testa ai piedi, risvegliando tutti i miei sensi all’unisono e facendomi sentire a disagio come mai in vita mia. I suoi occhi studiarono le mie gambe, le curve dei miei fianchi, la mia vita stretta risaltata dal vestito attillato, i miei seni enfatizzati dal reggiseno push-up regalatomi da Kitty, le mie labbra leggermente aperte e, infine, i miei occhi. Quando i nostri sguardi si incontrarono fu come se un incendio fosse stato appiccato dentro di me, bruciando di lussuria, desiderio e qualcos’altro che non riuscivo a spiegare a parole.

“E lei”, disse, facendo cenno con il mento nella mia direzione e senza togliermi gli occhi di dosso. Il ragazzo più giovane si piegò verso di me, ma venne fermato da una delle due donne che facevano parte dell’entourage.

“Ty, ma hai visto la sua statura? Praticamente è una nanerottola”, disse, storcendo il naso. Indietreggiai, come se fossi stata colpita fisicamente.

Senza distogliere lo sguardo, l’uomo, di nome Tyler, rispose alla donna con un tono che mi fece tremare e ringraziare il cielo che le sue parole non fossero dirette a me:

“Annie, sono io che scelgo le candidate. Poi, Elijah. E lei non è nanerottola. È mignon. Il tipo di donna che calza a pennello tra le braccia di un uomo”. Sorrise e io sentii le guancie arrossire.

Seduttore!! Mi balenò in mente all’improvviso. Cercai di ricompormi e di evitare di farmi influenzare dalle sue parole seducenti.

La donna si fece da parte e il ragazzetto mi mise finalmente il braccialetto al polso. L’uomo calvo batté le mani e disse:

“Tutte coloro che hanno ricevuto i braccialetti possono entrare in maniera ordinata nella stanza rossa. Le altre sono libere di andare. Grazie!”.

Tyler

Me ne stavo seduto sulla sedia del mio ufficio, guardando il viavai di Las Vegas attraverso la larga finestra che attraversava tutta la stanza. A quell’ora, la città del peccato si stava preparando, pronta a ricevere nelle sue strade e nei suoi locali scommettitori, turisti e persone di ogni estrazione sociale. Le insegne luminose si sarebbero presto accese come lanterne colorate per attirare chiunque fosse per strada, impaziente di spendere tutti i propri soldi nei casinò della città.

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