Anton Barrili - Raggio di Dio: Romanzo стр 3.

Шрифт
Фон

Sintende che i due narratori non si fermavano alla magnificenza delle cose inanimate. Anche gli uomini, laggiù, erano duna specie insolita; e tra gli uomini il Prete Janni, favolosa figura del Medio Evo, ci aveva la sua parte non piccola. Guglielmo non lo aveva veduto; Battista nemmeno. Personaggi così alti come il Prete Janni non si lasciavano vedere da poveri marinai; ma il grande scopritore del nuovo Mondo sì, lo aveva veduto, gli aveva parlato a lungo, era stato suo ospite, accolto alla sua mensa, nella sua intimità. Quel gran monarca si era tanto innamorato delle virtù di Cristoforo Colombo, che lo avrebbe caricato di diamanti, se questi si fosse risoluto di prender servizio con lui. E si diceva a San Domingo che lodio di Aguado, di Bovadilla e di Ovando contro lammiraglio e vicerè delle Indie fosse nato appunto da questo, che il Prete Janni aveva fatto festa a lui, non volendo veder loro neanche come prossimo; ondera avvenuto che verdi dallinvidia fossero andati ad accusar lammiraglio presso Ferdinando il Cattolico, dipingendolo come uno che era già in via di tradirlo, sottraendo alla corona di Spagna i benefizi della grande scoperta. Sicuramente, lammiraglio poteva far ciò, solo che lo avesse voluto. Il prete Janni lo stringeva tanto colle sue offerte damicizia! Figurarsi, che voleva dargli in moglie sua figlia, ricca come il mare, bella come il sole, e buona come il pan di Natale. Ma il signor ammiraglio non si era lasciato prendere allamo; aveva resistito a tutte le offerte, a tutte le promesse più lusinghiere; tanto più che da genovese sottile sera accorto che la bella aveva un occhio di vetro. Bella, poi, la vantavano tutti alla Corte; ma Guglielmo e Battista non lavevano veduta mai. Unaltra, piuttosto; e quella bella era bellissima; e il loro capitano se lera portata via, quantunque regina, e laveva fatta contessa. Già, tutti i salmi finivano in gloria.

Qui poi luditorio poteva dar ragione ai parlatori, e in piena cognizione di causa. Un tal miracolo di donna non si era visto mai, neanche dai più vecchi, che pure avevano veduta entrare in casa Fieschi madonna Bianchinetta, nel primo fiore della sua gioventù. Che splendore di sposa, quella regina delle Indie! Per lei si era scomodata, e con ragione, tutta la casata dei Fieschi; ed anche gli altri rami minori dei conti di Lavagna, come gli Scorza, i Bianchi, i Della Torre, i Levaggi, i Leivi, gli Zerli, i Cogorno, i Cavaronchi, i Ravaschieri, i Penelli. Il capo dei Fieschi, in persona, leccelso conte Gian Aloise, aveva lasciato Genova e la sua reggia di Vialata, per assistere alla cerimonia, per condurre egli stesso quella regina del nuovo Mondo allaltare. E bella come il sole, poichè non si poteva trovare un paragone più alto; e buona come il pan di Natale, e dotta come un libro stampato. Come parlava litaliano! come il genovese, che è poi la madre lingua dogni buon Ligure, e certamente quella del Paradiso terrestre; specie colla giunta di quella sonora e dolce cantilena chiavarese! Difatti, anche queste finezze aveva imparate in pochi mesi la regina delle Indie. E si andava a sentirla, ma più ancora a vederla, senza stancarsene mai, nelle domeniche, quando la bellissima donna, ritornata dai divini uffizi, scendeva alla porta del castello per distribuire il pane ai poveri dei dintorni. Quei poveri si moltiplicavano come i pani e i pesci dellEvangelio. Cerano molti che si facevano poveri a bella posta: ma erano riconosciuti, e tenuti lontani. Solo alle donne, che usavano di questo sotterfugio per avvicinarsi alla signora contessa, non si faceva il torto di cacciarle; per rispetto al loro sesso si lasciavano accostar tanto, che la signora le riconoscesse da sè.

 E voi, che cosa chiedete?  diceva ella, ridendo dun risolino malizioso.  Non siete già povere, voi!

 Oh, signora, siamo bisognose la parte nostra;  rispondevano le più ardite.  E siamo venute, perdonateci siamo venute a prenderci unocchiata di sole.

Sorrideva, la bellissima donna, arrossendo; e dava un ceffone, con la sua morbida mano; ma tanto leggero, che pareva una carezza, ed era ricevuto con divozione, come la guanciata del vescovo alla cresima.

 Qui non voglio altri che poveri, avete capito?

Così conchiudeva, volendo parere sdegnata. Ma cera tanta soavità daccento nel rimprovero, e tanto sorriso nello sfolgorìo di quegli occhi scorrucciati, che le buone valligiane di Carasco, di Graveglia e di Paggi levavano le mani in atto di adorazione, come se avessero veduta la Madonna, e in cuor loro promettevano di ritornarci la domenica vegnente.

Gioiosa Guardia, davvero, sotto la benefica luce di quegli occhi celestiali. Ma qualche volta su quei begli occhi si stendeva un velo di mestizia. Passavano allora le immagini di un altro popolo, assai più numeroso, amante anche quello e devoto, ma che aveva la sua quiete, la sua sicurezza da lei, e non era avvezzo a provare più gran gioia nella vita, di quando si raccoglieva estatico ad ascoltarla, rapito ai suoni del maguey, agli accenti soavi dellareìto Povero popolo dItiba! come lo avevano ridotto allo stremo quei feroci conquistatori spagnuoli, deludendo i nobili disegni del Giocomina, del venerando condottiero dei Figli del Cielo! Ma se il ricordo dItiba era triste, la bella ed infelice regina di Xaragua aveva imparato molte cose nella terra di Azatlan. Era disceso su questa terra un altruomo dolce, buono, compassionevole ai mesti, un uomo divino, e avevano voluto sperimentarne la virtù infinita mettendolo in croce come un malfattore; poi si erano pentiti, lo avevano riconosciuto in ispirito e verità, gli avevano eretto altari, e lo adoravano, e lo mettevano in croce ogni giorno, disconoscendolo, bestemmiandolo, negandolo nei giorni della spensierata allegrezza, per invocarlo nellora della paurosa avversità, superbi a vicenda e codardi, sopra tutto eternamente fanciulli.

Perciò qualche volta accadeva anche a lei desser mesta. Ma quelle erano le nubi passeggere, candidi fiocchi vaganti, che macchiavano allorizzonte un bel cielo destate, senza turbarne il sereno. Ed era felice, oramai, quanto è dato a creatura umana sulla terra; felice per quelluomo che viveva adorandola, e non si muoveva di là, dove laveva condotta a rifugio. Che amasse la sua rocca e il suo poetico Entella, non si poteva dubitare, poichè tante volte lo diceva egli stesso. Ma non così aveva amato quel fiume e quelle mura negli anni della adolescenza, quando animoso cacciatore batteva le macchie, ed era sullAntola o sul Penna più spesso e più volentieri che in casa. In quel castello era nato; su quelle rive beate era cresciuto, ricco, orgoglioso del nome e della potenza che confortava quel nome; e giovane si era mescolato in Genova alle zuffe micidiali del tempo, avendone presto la sazietà. Curioso di dottrina, o più vago di novità, aveva atteso agli studi nella università di Pavia, riportandone come un fastidio danni sciupati; ondegli non aveva cercato nella quiete della sua terra il rimedio alle pene del cuore, ma si era buttato per morto alle imprese del mare. E quali imprese! Non già per diventarci padron di galere, e da fortunati scontri aver lustro e potenza come tanti altri suoi pari e consorti, per vantaggio di una casata che omai ridiventata padrona dellantico dominio, lo aveva allargato quasi a reame, dallAppennino al mare e dalla Scrivia alla Magra; bensì per tentare un cammino ignoto, col rischio di giungere ad un punto donde il naviglio si sprofondasse nel vuoto. Orribile chiusa, e creduta allora certissima! Il guaio non gli era occorso; aveva potuto ritornare, e con la sua parte di gloria. Pure, ricondottosi a casa, non aveva potuto star fermo; viaggi su viaggi, fortunali e vitacce da cani; spesso in pericolo dandar pastura ai pesci, più spesso di buscarsi un colpo di freccia avvelenata; prigionia tra i selvaggi, condanna a morte, agonia a fuoco lento, nulla aveva potuto corregger lumore vagabondo del gentiluomo marinaio, di quellargento vivo. Ed ecco, di punto in bianco, il gran cambiamento: quellumor vagabondo, quellargento vivo, sera chetato ad un tratto: lui tutto casa, lui tutto fiumana bella, lui tutto moglie, e innamorato per giunta, come un ragazzo di ventanni. Ma ecco, il segreto del mutamento era qui.

Ваша оценка очень важна

0
Шрифт
Фон

Помогите Вашим друзьям узнать о библиотеке

Скачать книгу

Если нет возможности читать онлайн, скачайте книгу файлом для электронной книжки и читайте офлайн.

fb2.zip txt txt.zip rtf.zip a4.pdf a6.pdf mobi.prc epub ios.epub fb3

Похожие книги

Популярные книги автора