Pensava che avrebbe visto una grandiosa battaglia lì sotto, suo padre che combatteva valorosamente, i suoi uomini attorno a lui. Si aspettava di poter correre giù e unirsi a lui, salvarlo, combattere al suo fianco.
Invece ciò che vide le fece venire voglia di rannicchiarsi e morire.
Suo padre era lì, a faccia in giù nella sabbia, ricoperto di sangue, con un’ascia conficcata nella schiena.
Morto.
Tutt’attorno a lui giacevano decine di altri soldati, pure loro morti. Migliaia di soldati pandesiani si precipitavano fuori dalle navi come formiche, si sparpagliavano e ricoprivano la spiaggia pugnalando ogni corpo per assicurarsi che fossero tutti privi di vita. Calpestarono il corpo di suo padre e anche gli altri dirigendosi verso il muro di macerie, proprio dove si trovava lei.
Dierdre abbassò lo sguardo udendo un rumore e vide che alcuni Pandesiani erano già sopraggiunti e stavano risalendo il versante, verso di lei, ora ad appena dieci metri di distanza.
Straripante di disperazione, angoscia e rabbia, Dierdre si protese in avanti e tirò la sua lancia contro il primo Pandesiano che vide. Quello sollevò lo sguardo, chiaramente non aspettandosi di vedere qualcuno in cima al muro, non aspettandosi che nessuno fosse tanto folle da affrontare di petto un esercito in avanzata. La lancia di Dierdre gli si conficcò nel petto facendolo scivolare indietro sulla roccia, portando con sé diversi altri soldati nella caduta.
Gli altri soldati si riorganizzarono e decine di loro sollevarono le lance e le scagliarono contro di lei. Accadde troppo rapidamente e Dierdre rimase ferma in piedi, inerme, desiderosa di essere colpita, pronta a morire. Era arrivata troppo tardi, suo padre era morto là sotto e ora lei, sopraffatta dal senso di colpa, voleva morire con lui.
“Dierdre!” gridò una voce.
Dierdre udì Marco accanto a lei e un attimo dopo lo sentì che la afferrava e la tirava indietro verso l’altro versante della pila di macerie. Le lance sibilarono vicino alla sua testa, proprio nel punto in cui si era trovata poco fa, e la mancarono di pochi centimetri. Dierdre inciampò indietro, sulla pila di detriti, insieme a Marco.
Provò un dolore terribile mentre entrambi ruzzolavano. Le pietre le colpivano le costole, tutto il corpo, riempiendola di graffi e botte dappertutto, fino a che giunsero sul fondo.
Dierdre rimase sdraiata un momento, sforzandosi di respirare, sentendo che l’aria le era stata schiacciata fuori dal corpo, chiedendosi se magari era morta. Si rese vagamente conto che Marco le aveva appena salvato la vita.
Marco, riprendendosi in fretta, la afferrò e la tirò in piedi. Corsero insieme, incespicando, il corpo dolorante, lontani dalla parete e di nuovo verso le strade di Ur.
Dierdre si lanciò un’occhiata alla spalle e vide che i Pandesiani avevano già raggiunto la cima. Li vide sollevare gli archi e iniziare a scoccare frecce, facendo piovere la morte sulla città.