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AntiAmerica
Copyright © 2018 T.K. Falco
Traduzione © 2020 Giulia Bussacchini
Tutti i diritti riservati.
È proibita la riproduzione, anche parziale, in ogni forma o mezzo senza espresso permesso scritto dell`autore, tranne che per l`utilizzo di brevi citazioni in recensioni.
Creato con Vellum
Indice
1. Ingegneria sociale
2. Phishing
3. Droghe
4. Clonazione
5. Smishing
6. Linguaggio Non Verbale
7. Sesso
8. Shoulder Surfing
9. Imbrogli
10. Baiting
11. Pretesto
12. Doxxing
13. Discorsi da Smanettoni
14. Rovistare nella Spazzatura
15. Vishing
16. Quid Pro Quo
17. Impersonificazione
18. Ingegneria Sociale Inversa
19. Corner Game
20. Tailgating
21. Whaling
22. Epilogo
1
Ingegneria sociale
Ad Alanna non piaceva ingannare il suo miglior amico. Anche quando non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che le stesse nascondendo qualcosa.
Guardò Brayden di sottecchi dal sedile del passeggero. Guidava in silenzio la sua Kia Soul lungo la US1 bagnata dalla pioggia. Il tatuaggio dai caratteri cinesi era visibile attraverso la sua canottiera verde, sotto gli spessi dreadlock abbandonati sulla spalla. Un cenno alle origini asiatiche da parte del padre.
Quando mangiarono qualcosa al Pollo Tropical al largo di Bird Road, gli aveva chiesto perché nessuno avesse visto o sentito Javier la settimana precedente. I due erano stati grandi amici fin dall'infanzia. Se c'era qualcuno che conosceva il motivo della sua scomparsa, quello era Brayden. Ma aveva affermato altrimenti, poi aveva trascorso il resto del pasto masticando il suo sandwich di pollo in solenne silenzio. Non era nemmeno lontanamente bravo a mentire quanto lo era lei. Quando aveva insistito affinché si fermassero all'appartamento di Javier, Brayden aveva accettato la scusa di lei, ovvero che era preoccupata per il ragazzo. Non era riuscita a rivelare la vera motivazione dietro il cambio di programma. Se Brayden stava omettendo alcuni aspetti, lo avrebbe fatto anche lei.
Quando svoltarono in Brickell Avenue, Alanna resistette alla tentazione di controllare il suo iPhone per la centesima volta. Dopo il messaggio di Javier del giorno prima era riuscita a malapena a dormire. Brayden parcheggiò di fronte al grattacielo. Osservò l'esterno di vetro freddo dell'edificio mentre chiamò Javier con il suo telefono usa e getta.
“Segreteria”, disse con il suo forte accento giamaicano.
“Adesso mi capisci? Qualcosa non va. Ne sono sicura”.
“Stai esagerando”, rispose lui con il telefono ancora all'orecchio. “Mi sorprende che in tutto il tempo in cui siete stati insieme tu non gli abbia mai fatto phishing, come fai con tutti gli altri. Ci avrebbe risparmiato il viaggio”.
Alanna rivolse un'occhiataccia a Brayden. Questi l'aveva ingannata peggio di quanto facesse lei stessa tramite le truffe che perpetrava. Non che avesse voce in capitolo. Secondo Javier, Brayden ed i suoi amici hacktivisti una volta avevano violato il sito web dell'IRS. Si definiva un Grey Hat. Il termine aveva poco significato per lei. Il suo mondo era o bianco o nero, senza vie di mezzo. Erano entrambi criminali. Indorare la pillola non avrebbe cambiato il passato. Per entrambi.
Dopo aver lasciato un messaggio dicendo che erano fuori, Brayden allungò la mano oltre la ragazza all'altezza del ventre di lei per aprirle la portiera. “Parcheggio nella via successiva. Non metterci troppo”.
Il senso di portare Brayden con sé era di non salire da sola all'appartamento. “Non vieni con me?”
“Perché? Se non risponde è perché non c'è o non vuole che nessuno lo disturbi”.
“Vieni con me. Ci vorranno solo pochi minuti”.
I suoi dreadlocks caddero quando scostò la testa di lato. “Dovrei trovare un parcheggio. E poi non vedo perché stai facendo storie. Lo conosci. Probabilmente è immerso in modalità hacker e sta lavorando su un bug bounty”.
Si grattò la nuca. In circostanze normali Brayden avrebbe avuto ragione sul fatto che Javier poteva essere stato preso dal suo hacking etico, ma non in quel momento, quando la sua assenza era avvolta da un alone di mistero. I suoi amici del college non lo sentivano da giorni. Avevano detto che non era andato a lezione per tutta la settimana. Non era il tipo da svanire da un momento all'altro. Se avesse dovuto allontanarsi dalla città per un'emergenza lo avrebbe detto a qualcuno.
“Non sei affatto preoccupato?”
“Pffft. Quel tizio ha sempre avuto la testa sulle spalle. Mi preoccuperei se derubasse quelli come te”.
“D'accordo. Aspetta in macchina”.
“Non infiltrarti a casa degli anziani per rubare soldi e gioielli”.
Alanna uscì nel caldo soffocante senza far caso alla battuta di Brayden. La macchina arancione proseguì fino allo stop. Dopo averlo visto svoltare a sinistra all'incrocio, si diresse verso l'entrata girevole della porta. Alanna non aveva rubato i soldi della gente. Solo i loro dati personali. Identità e registri finanziari. Numeri di carte di credito. Username e password. Cartelle cliniche. I dati con il simbolo del dollaro allegato.
Aveva ottenuto i dati allo stesso modo in cui aveva intenzione di oltrepassare la guardia di sicurezza posizionata al centro della lobby—tramite l’ingegneria sociale. Hackerando le persone. Una delle sue molteplici capacità che aveva ereditato dal padre. Questi ne faceva poco uso poiché era un hacker etico, quindi le aveva solamente insegnato le nozioni fondamentali. Il resto l’aveva imparato da sola, in fuga da sola a Miami.
Alanna avanzò sullo scintillante pavimento di marmo, e la guardia restò incurvata alla scrivania della reception. Gli diede un’occhiata quando s’avvicinò appena dalla sua parte della scrivania ad arco. Gli occhi di lui erano incollati al video di una protesta anarchica che veniva condivisa in diretta dal telefonino di uno dei partecipanti. Alanna controllò nuovamente il suo iPhone. Nessun nuovo messaggio.
Dopo aver tamburellato le dita sul bancone per qualche secondo, si schiarì la voce in modo udibile. Il ventenne dal taglio di capelli ben curato la fissò da seduto sulla sedia di pelle. Si sistemò il colletto della polo bianca dopo averle dato un’occhiata. Un pubblico passivo.
“Vorrei affittare un monolocale. Posso parlare con qualcuno dell’agenzia immobiliare?”
“Hai un appuntamento?”
“No. Ho visitato altri appartamenti in zona e ho pensato di fare un tentativo anche qui. È un problema?”
Il ragazzo cercò di elaborare una risposta, e lei gli rivolse un sorriso raggiante sbattendo le ciglia. Lui le sorrise di rimando, allungano un foglio ed una penna sul bancone dicendole di firmarlo. Quando lei firmò come “Alanna Blake” aggiungendo l’orario sulla riga preposta, la guardia di sicurezza si alzò dalla poltrona, spostandosi verso l’ascensore.
Dopo aver avvicinato il proprio pass ad una tastiera appeso al muro, il ragazzo premette con forza il pulsante sotto lo stesso. Strinse lo sguardo quando portò l’attenzione su di lei. L’aveva riconosciuta? Alanna l’aveva notato l’ultima volta in cui era andata lì. Il ragazzo sembrava non averla considerata molto quando Javier l’aveva accompagnata di sopra. Quando stavano ancora insieme.
Alanna ricambiò brevemente la sua occhiata prima di rivolgere nuovamente lo sguardo verso gli ascensori. Era meglio che non reagisse in modo esagerato. Molti ragazzi la guardavano. O facevano commenti sul suo aspetto. Aveva perso il conto delle volte in cui l’avevano definita esotica. Un modo educato per dire che non erano in grado di definire la sua etnia. Durante tutte le occasioni in cui era sorta tale domanda nessuno aveva mai capito che Alanna era irlandese e malese senza che lei lo spiegasse.