Грейс Фиона - Una morte e un cane стр 4.

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Poté quasi sentire David che stringeva i denti dall’altra parte della linea.

“A dire il vero è molto sconveniente,” disse con tono secco. “Ho dei conti da pagare, lo sai.”

Lacey guardò verso Chester, come se avesse bisogno dell’appoggio di un amico per sopportare quella frustrante conversazione. Il cane sollevò la testa dalle zampe e la guardò incuriosito.

“Frida non può prestarti un paio di milioni di verdoni se sei al verde?”

“Eda,” la corresse David.

Lacey sapeva benissimo il nome della nuova fidanzata di David. Ma lei e Naomi avevano iniziato a chiamarla Frida Quindicigiorni, in riferimento alla velocità con cui i due si erano fidanzati, e ora non riusciva a levarsi quel nomignolo dalla testa.

“Ah no,” continuò lui. “Non è tenuta a farlo. E chi diavolo ti ha detto di Eda?”

“Mi madre forse se l’è lasciato scappare una o due dozzine di volte. E comunque perché continui a parlare con mia madre?”

“È stata parte della mia famiglia per quattordici anni. Non ho divorziato da lei.”

Lacey sospirò. “No. Immagino di no. Allora, qual è il piano? Andate tutti e tre a farvi una manicure e pedicure completa?”

Ora stava cercando davvero di farlo arrabbiare. Non poteva farne a meno, era davvero divertente.

“Sei ridicola,” disse David.

“Non è forse l’erede dell’impero delle unghie finte?” disse con falsa innocenza.

“Sì, ma non serve che lo dici in questo modo,” disse David con una voce che le presentò davanti agli occhi l’immagine del suo volto imbronciato.

“Stavo solo pensando a come voi tre potreste passare il tempo insieme.”

“E lo facevi con un certo criticismo.”

“Mamma mi ha detto che è giovane,” aggiunse Lacey, cambiando rotta. “Vent’anni. Voglio dire, mi viene da pensare che a vent’anni sia un po’ troppo giovane per un uomo della tua età, ma almeno ha diciannove anni pieni per capire se vuole figli o no. Dopotutto è trentanove il capolinea, per te.”

Aveva appena fatto a tempo a finire la frase, che si rese conto di quanto ora assomigliasse a Taryn. Rabbrividì. Se da una parte non aveva problemi nei confronti delle maniere con cui Tom l’aveva contagiata, certo non voleva che lo stesso accadesse per i modi di fare di Taryn!

“Scusa,” mormorò, tornando sui suoi passi. “Questa era un po’ esagerata.”

David lasciò passare un secondo. “Fammi avere i soldi, Lace.”

Dopodiché la linea si chiuse.

Lacey sospirò e mise giù il telefono. Per quanto quella conversazione l’avesse fatta infuriare, era assolutamente determinata a non abbattersi. David faceva parte del suo passato ormai. Lei si era costruita una vita completamente nuova a Wilfordshire. E comunque il fatto che David stesse proseguendo lungo la sua strada con Eda era senz’altro una benedizione. Quando si fossero sposati, lei non avrebbe più dovuto pagargli gli alimenti, e il problema sarebbe stato risolto! Ma sapendo come andavano di solito le cose per lei, Lacey aveva la sensazione che sarebbe stato un fidanzamento piuttosto lungo.

CAPITOLO DUE

Lacey era nel mezzo del suo lavoro di valutazione quando vide dalla finestra che finalmente Taryn si era decisa a spostare il suo enorme furgone, liberandole la veduta sul negozio di Tom dall’altra parte della strada. Le bandierine decorative del periodo pasquale erano state sostituite da festoni in tema estivo, e Tom aveva cambiato la sua vetrina di macaron, che ora mostrava la scena di un’isola tropicale. Macaron al limone costituivano la sabbia, circondati da un mare di diverse tonalità di blu: turchese (gusto zucchero filato), celestino (gusto gomma da masticare), blu scuro (gusto mirtillo) e blu navy (gusto lampone blu). Alte pile di macaron al cioccolato, al caffè e alle arachidi formavano la corteccia delle palme e le foglie erano state realizzate con del marzapane, altro materiale dolciario con cui Tom era bravo a lavorare. La vetrina era magnifica, per non parlare dell’acquolina che faceva venire in bocca, e attirava sempre una bella folla di entusiasti turisti a fare da spettatori.

Guardando attraverso la vetrina, Lacey vide Tom impegnato dietro al bancone, occupato a deliziare i suoi clienti con le sue dimostrazioni teatrali.

Lacey appoggiò il mento alla mano e si lasciò scappare un sospiro sognante. Fino ad ora le cose con Tom stavano andando alla grande. Stavano ufficialmente ‘uscendo insieme’, come Tom aveva scelto di descrivere la situazione. Durante la discussione che avevano avuto per dare una definizione alla loro relazione, Lacey gli aveva detto che secondo lei si trattava di un termine piuttosto infantile e inadeguato per due adulti, grandi e vaccinati, che si imbarcavano in una storia amorosa, ma Tom aveva sottolineato che, dato che non era un dipendente della Merriam-Webster – casa editrice per dizionari – la terminologia non era poi questo grosso dilemma. Lei aveva accettato quella puntualizzazione, ma aveva assolutamente rifiutato di farsi chiamare la sua ‘ragazza’, o di fare lo stesso con lui. Dovevano ancora decidere come rivolgersi l’uno all’altra, e di solito ricadevano su un neutro ‘caro’ e ‘cara’.

Improvvisamente si accorse che Tom la stava guardando e salutando con la mano. Lacey sobbalzò raddrizzandosi in piedi, sentendosi arrossire nella consapevolezza di essersi fatta beccare a guardarlo come una ragazzina con una cotta.

Il gesto di saluto di Tom si trasformò in un segnale d’invito, quindi Lacey si rese conto di che ora era. Le undici e dieci. L’ora del tè! E lei era in ritardo di dieci minuti per la loro consueta pausa delle undici!

“Andiamo, Chester,” disse velocemente, mentre il petto le si gonfiava per la trepidazione. “È ora di andare a trovare Tom!”

Praticamente corse fuori dal negozio, ricordandosi al volo di ruotare il cartellino ‘Aperto’, in modo che mostrasse l’avviso ‘Torno tra 10 minuti’, e chiudere la porta. Poi attraversò la strada di ciottoli saltellando verso la pasticceria, il cuore che le batteva a tempo con i passi, emozionata dalla presenza di Tom.

Non appena raggiunse la porta della pasticceria, il gruppo di turisti cinesi che Tom stava intrattenendo pochi secondi prima si riversò fuori dal negozio. Ciascuno teneva in mano una grossa borsa di carta marrone piena zeppa di deliziosi dolcetti, e tutti chiacchieravano e ridacchiavano tra loro. Lacey tenne pazientemente la porta aperta, aspettando che fossero usciti tutti quanti, e ognuno le rivolse un segno di ringraziamento chinando la testa.

Quando la via fu finalmente sgombera, Lacey poté entrare.

“Ciao, mia cara,” le disse Tom con un largo sorriso che illuminava il suo volto bello abbronzato, facendo comparire delle affascinanti rughe di espressione accanto ai suoi luccicanti occhi verdi.

“Vedo che i tuoi fan se ne sono appena andati,” disse Lacey scherzando e avvicinandosi al bancone. “E pare abbiano comprato un sacco di roba.”

“Mi conosci,” le rispose Tom ammiccando con le sopracciglia. “Sono il primo pasticcere al mondo con un fan club.”

Sembrava essere particolarmente di buon umore oggi, pensò Lacey. Non che avesse mai un aspetto scontento. Tom era una di quelle persone che sembravano godersi la vita, senza lasciarsi turbare dai soliti stress che abbattevano la maggior parte della gente. Era uno degli aspetti che Lacey adorava di lui. Era così diverso da David, che si sarebbe lasciato stressare da un nonnulla.

Lacey raggiunse il bancone e Tom si sporse in avanti per darle un bacio. Lacey si permise di perdersi in quel momento, ridestandosi solo quando Chester abbaiò, esprimendo il proprio disappunto per essere ignorato.

“Scusa, amico,” disse Tom. Si avvicinò quindi al cane e gli offrì un dolcetto ai semi di carruba, senza cioccolata. “Ecco qua. Il tuo preferito”.

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