Морган Райс - Lo Scettro di Fuoco стр 5.

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“Oh,” gridò Oliver, il petto stretto da una dolorosa consapevolezza. “Il professor Ametisto ci sta dividendo!”

Accadde tutto molto velocemente. Prima che Oliver avesse il tempo di capire del tutto la stranezza degli eventi, le gallerie furono a ridosso e loro si trovarono a sfrecciare attraverso l’ingresso: lui, Hazel e Ralph da una parte; Esther, Simon e Walter dall’altra. Lui sarebbe finito in qualche punto del tempo insieme ad Hazel e Ralph, mentre gli altri tre sarebbero capitati da qualche altra parte. Un tempo diverso. Un posto diverso. Magari addirittura una dimensione diversa.

Il pensiero era troppo da sopportare per Oliver. Aveva appena riavuto indietro Esther e ora lei gli veniva strappata via un’altra volta. Provò un improvviso senso di rabbia nei confronti del professor Ametisto per averlo infilato in quel tormento non necessario.

Agendo d’istinto per proteggere la ragazza che amava, Oliver lanciò la bussola verso il tunnel alla sua destra. Ebbe appena il tempo di vederla scomparire nel vuoto, seguita dalle figure vorticanti di Esther, Simon e Walter, prima di volare diretto nel tunnel di sinistra, scomparendo alla vista.

Dove stanno andando? pensò Oliver con ansia. E adesso che ci penso: dove stiamo andando noi?

Non c’era modo di saperlo. Come non c’era modo neanche per sapere se avrebbe mai più rivisto Esther, Simon e Walter. Una squadra aveva il compito di trovare lo Scettro di Fuoco. Per quanto riguardava l’altra, Oliver poteva solo fare delle ipotesi.

Tutto quello di cui poteva essere sicuro era che lo Scettro di Fuoco era la chiave per salvare la Scuola degli Indovini. E che in qualsiasi luogo e tempo sarebbe finito, in qualsiasi punto della storia il portale l’avrebbe sputato fuori, lui sarebbe stato senza Simon e Walter.

E sarebbe stato senza Esther.

CAPITOLO TRE

Gridando, Esther si sentì catapultata fuori dal vortice, volando nel vuoto. Andò a colpire con forza il suolo e rotolò, sollevando in aria una nuvola di polvere.

“Ahi,” esclamò quando finalmente riuscì a fermarsi.

Confusa, ammaccata e un po’ frastornata, si mise a sedere e si guardò attorno. Era una giornata calda ed estremamente soleggiata. Si trovava in una specie di deserto, con ben poco attorno a sé, se non qualche arbusto rinsecchito qua e là.

Guardando in lontananza, notò che a due o tre chilometri di distanza da dove il portale l’aveva sputata fuori, c’erano i segni di una florida cittadina, dalle torrette di un castello alle guglie di una sinagoga. Dietro al centro abitato si trovavano grandi montagne e una foresta di pini.

Prima di potersi cimentare nel capire quando (e dove) potesse trovarsi, udì delle grida alle sue spalle, sempre più forti man mano che si avvicinavano.

Si voltò e vide Simon che veniva scagliato a tutta velocità fuori dal vortice. Walter era subito dietro di lui.

Entrambi volarono in aria e andarono a sbattere contro il terreno secco e desertico. Esther sussultò vedendoli rotolare entrambi sulla terra dura.

“Ohi!” grugnì Walter.

Alla fine si fermarono, sollevando anche loro una nuvola di polvere.

Esther balzò in piedi e corse loro incontro. Mentre la nube polverosa che avevano alzato si disperdeva, i loro corpi apparvero come un mucchio aggrovigliato di braccia e gambe.

Esther li raggiunse e cercò di afferrare una mano. Trovò quella di Simon e diede uno strattone. I due ragazzi riuscirono a liberare le gambe e, con l’aiuto di Esther, Simon si mise a sedere.

“Perbacco!” disse ansimando. “È stato un viaggio piuttosto duro.”

Walter estrasse il proprio braccio da sotto Walter. “Puoi dirlo.”

Si massaggiò la testa, poi guardò verso il portale. Esther fece lo stesso e vide che i crepitanti lampi di luce viola erano cessati. Poi, con una specie di zip il portale si chiuse. Calò il silenzio.

Walter sbatté rapidamente le palpebre e un’espressione di paura gli apparve sul volto. “Dove sono gli altri?” chiese.

“Oh!” disse Esther, ricordando improvvisamente il momento in cui aveva visto Oliver, Hazel e Ralph infilarsi dritti nella diramazione sinistra del portale, un attimo prima che lei e gli altri scomparissero a destra. Sentì un dolore nel profondo del cuore. “Sono andati dall’altra parte.”

Simon e Walter si scambiarono uno sguardo comprensivo.

Ma Esther non voleva la loro pietà. E non ne aveva neppure bisogno. Da quando aveva preso l’Elisir, si sentiva meglio che mai. Aveva la mente più attenta, i sensi più allerta. Si sentiva più in salute di quanto fosse mai stata e l’ultima cosa che voleva fare era crogiolarsi nella negatività.

Si spolverò i vestiti e si guardò attorno. “Giusto. Dobbiamo andare avanti. Il professor Ametisto ha detto che uno dei portali ci avrebbe portati allo Scettro di Fuoco. Non c’è tempo da perdere.”

“Beh, aspetta un momento,” disse Simon con il suo tono di voce vittoriano. “Perché non ci prendiamo un attimino per recuperare?”

Esther poteva sentire la preoccupazione nella sua voce. Sapeva che non era dovuta alla corsa turbolenta attraverso il portale. Simon si stava riferendo all’esperienza che da poco l’aveva portata così vicina alla morte, e all’Elisir che aveva dovuto bere per tornare in salute. Ma lei non aveva davvero voglia di parlarne adesso. Non voleva neanche pensarci. Non ora che si trovavano nel mezzo di una missione per salvare la scuola.

“Non hai sentito quello che ha detto il preside?” rispose a Simon. “Dobbiamo trovare lo Scettro di Fuoco.”

I ragazzi si scambiarono un altro sguardo preoccupato.

“Abbiamo sentito,” disse Walter. “E capisco che tu voglia buttarti a capofitto nella missione.”

“Ma hai appena passato una vera e propria odissea,” aggiunse Simon.

“E se per caso hai bisogno di tempo…” continuò Walter.

“O di qualcuno con cui parlare…”

“O di una spalla sulla quale piangere…”

Esther scosse la testa e sollevò le mani per fermarli. “Ragazzi. Sto bene. Non dovete guardarmi come se fossi fatta di porcellana e potessi spezzarmi da un momento all’altro. Sto bene. Sto meglio che mai. Sono viva. E ora voglio trovare questo Scettro e salvare la scuola. Possiamo farlo? Per favore?”

Non voleva pensare troppo intensamente al fatto che Oliver le era stato strappato via di nuovo. Che proprio appena si era ricongiunta a lui, il destino li aveva separati un’altra volta. Non voleva pensare al fatto che gli doveva la vita, e neanche al fatto che era il ragazzo del quale si era innamorata. Ci sarebbe stato tempo più tardi per pensarci. Ma adesso, se avesse speso anche solo un secondo a rimuginarci sopra, sapeva che sarebbe crollata e scoppiata in lacrime.

Simon e Walter si scambiarono un’ultima occhiata, poi scrollarono tutti e due le spalle, rendendosi chiaramente conto che non aveva senso discutere con quella testa dura di Esther.

“E allora dove siamo?” chiese Walter.

“Non ne ho idea,” rispose Esther osservando quel paesaggio così poco familiare.

“E come ci muoviamo per trovare questo Scettro di Fuoco?” chiese Simon.

Di nuovo Esther si trovò senza parole. “Non lo so.”

Proprio in quel momento Esther vide qualcosa volare in aria, diretto verso di lei. Sembrava una palla da cricket e stava viaggiando a folle velocità verso il suo volto.

Affidandosi alle sue abilità nello Switchit, Esther allungò le mani e afferrò la palla di metallo. Era talmente veloce che la fece barcollare all’indietro. L’impatto le fece vibrare le braccia.

Dopo essersi presa un momento per riprendersi dallo shock, Esther abbassò lo sguardo sull’oggetto che aveva tra le mani. Era la bussola magica di Oliver.

“Come ci è finita qui…?” balbettò.

Niente era come avrebbe dovuto. Il preside aveva parlato a loro attraverso il vortice. Il portale si era diviso in due. La bussola era arrivata a lei. Per dei motivi che non comprendeva appieno, il portale attraverso cui avevano viaggiato era stato diverso dal solito, e chiaramente non vi si applicavano le consuete regole.

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