I cinque del salotto - Грейс Фиона страница 6.

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Lacey dovette ignorare le risatine che sentì venire da Gina. Bizzarro era stato un aggettivo meticolosamente selezionato per descrivere tutti i fenicotteri e le palme, e poteva solo lontanamente immaginare che descrizione ne avrebbe dato Gina: pacchiano, kitsch, sgargiante…

Carol guardò Lacey con occhi umidi di lacrime. “Lo pensi davvero?”

“Ne sono certa! E poi tu hai una cosa che la nostra Principessina non ha. Determinazione. Fegato. Passione. Nessuno ti ha offerto il tuo B&B su un piatto, giusto? E quale londinese ha davvero voglia di stabilirsi a Wilfordshire alla veneranda età di ventidue anni? Io scommetto che la Principessina si annoierà molto presto e tornerà ai suoi più verdi pascoli.”

“O più grigi pascoli,” intervenne Gina. “Sai, per tutte quelle strade a Londra. Che tornerà a… oh, lascia stare.”

Carol si ricompose. “Grazie, Lacey. Mi hai davvero fatto sentire meglio.” Si alzò e accarezzò Chester sulla testa. “Anche tu, tesoro di cane.” Si tamponò le guance con il fazzolettino. “Ora farò meglio a tornare al lavoro.”

Alzò il mento e uscì dal negozio senza aggiungere una parola di più.

Non appena la porta si fu chiusa dietro di lei, Gina scoppiò a ridere.

“Onestamente,” esclamò. “Qualcuno dovrebbe insegnare a quella donna a fare i conti con la realtà! Sta davvero facendo il lavoro sbagliato se pensa che una novellina di ventidue anni possa costituire una minaccia. Io e te sappiamo bene che questa bimba di Londra se ne sarà andata da qui non appena avrà fatto abbastanza soldi da comprare un enorme appartamento a Chelsea.” Scosse la testa. “Penso che ora farò la mia pausa, se non ti spiace. Ho avuto sufficienti emozioni.”

“Vai pure,” le disse Lacey, proprio mentre la porta tintinnava annunciando un altro cliente. “Questo lo faccio io.”

Gina si diede un colpetto alle ginocchia per richiamare l’attenzione di Chester. “Andiamo amico, passeggiatina.”

Il cane balzò in piedi e i due andarono alla porta. La giovane donna bassa e magra che era appena entrata fece un ampio passo alla sua sinistra, mostrando senza ombra di dubbio la sua paura del cane, come se si aspettasse che potesse saltarle addosso e morderla.

Gina le rivolse un cenno di saluto con la testa. Non aveva tempo per la gente a cui non piacevano gli animali.

Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, la ragazza parve rilassarsi. Si avvicinò a Lacey, facendo ondeggiare a ogni passo la gonna patchwork che indossava. Abbinata a un enorme cardigan fatto a mano, l’outfit nel suo complesso poteva sembrare perfetto per Gina.

“Posso aiutarti?” chiese Lacey alla donna.

“Sì,” rispose lei. Emanava un’energia timida e ritrosa, con i capelli castani e opachi che le scendevano sulle spalle totalmente privi di stile, contribuendo al suo aspetto da bambina, e i grandi occhi che facevano pensare a un coniglio abbagliato dai fari. “Tu sei Lacey, giusto?”

“Giusto.”

Lacey restava sempre senza parole quando incontrava persone che conoscevano il suo nome. Soprattutto considerato quello che era appena successo con Brooke…

“Sono Suzy,” disse la ragazza, porgendole la mano e stringendogliela. “Sto per aprire un B&B lungo la costa. Mi hanno dato il tuo nome come buon contatto per l’arredamento.”

Lacey avrebbe voluto che Gina fosse ancora lì per poter scambiare con lei un’occhiata sorpresa, ma purtroppo si trovava da sola, quindi si limitò a stringere la mano che le veniva offerta. Non poteva quasi credere che questo minuscolo pretesto di ragazza fosse la ricca laureata londinese che aveva fatto tanta paura a Carol. Sembrava avere a malapena più di sedici anni ed era timida come un topolino. Sembrava essere pronta per andare in chiesa, non per aprire un’attività.

“Cosa stai cercando?” le chiese Lacey, mascherando la propria sorpresa con la gentilezza.

La ragazza scrollò le spalle imbarazzata. “A essere onesta non ne sono ancora del tutto sicura. Quello che so per certo è che non voglio niente di moderno. Darebbe un’impressione aziendale e priva di anima, capisci? Voglio che appaia grazioso. Lussuoso. Antico.”

“Beh, perché non facciamo un giro per il negozio e vediamo se ci viene qualche ispirazione?” propose Lacey.

“Ottima idea!” rispose Suzy, mostrandole un esuberante e giovane sorriso.

Lacey la portò all’Angolo Steampunk. “Sono stata l’assistente di una designer d’interni per quattordici anni quando ancora stavo a New York,” spiegò mentre Suzy iniziava a curiosare tra gli scaffali. “Resteresti sorpresa nel sapere da dove si possa trarre ispirazione.”

Suzy stava guardando con curiosità la tuta da sommozzatore. Lacey ebbe un’improvvisa visione di un B&B a tema steampunk.

Andiamo da questa parte,” disse frettolosamente, deviando l’attenzione di Suzy verso la Nicchia Nordica.

Ma niente nella sua sezione di ispirazione scandinava sembrò stuzzicare l’entusiasmo della ragazza, quindi continuarono a girovagare per il negozio. Lacey aveva davvero messo su una notevole collezione di articoli nei suoi brevi mesi da antiquaria.

Percorsero la Via delle Lampade e finirono nella Vallata del Vintage.

“Visto niente che ti abbia colpito?” le chiese.

Suzy corrucciò le labbra incerta. “Non proprio. Ma sono sicura che tu riuscirai a trovare qualcosa.”

Lacey esitò. Aveva pensato che lo scopo del tour in negozio fosse di trovare qualcosa che potesse accendere l’ispirazione di Suzy, non la sua!

“Scusami,” disse Lacey un po’ perplessa. “Cosa intendi dire?”

La giovane era impegnata a rovistare nella sua borsetta di stoffa ed evidentemente non la sentì. Tirò fuori un’agenda, sfogliando tra le pagine e facendo poi cliccare il pulsante di una penna biro. Infine la guardò allegramente. “Sei libera domani?”

“Per che cosa?” le chiese Lacey sempre più confusa.

“La ristrutturazione,” disse Suzy. “Non…?” Si interruppe e le sue guance divennero di un rosso intenso. “Oh. Scusa.” Infilò rapidamente penna e agenda nella borsa. “Per me tutta questa cosa degli affari è completamente nuova. Continuo a mettere le cose nell’ordine sbagliato. Lascia che ricominci dall’inizio. Allora: il mio piano è di arredare il B&B in tempo per lo spettacolo aereo e…”

“Lascia che ti interrompa un secondo,” si intromise Lacey. “Quale spettacolo aereo?”

“Lo spettacolo aereo,” ripeté Suzy.

Dal cipiglio che era apparso sulla sua fronte, Lacey dedusse che toccasse a lei ora essere perplessa.

“Il prossimo sabato?” continuò la donna. “Le Frecce Rosse? Il Castello di Brogain? Davvero non sai di cosa sto parlando?”

Lacey era interdetta. Era come se Suzy stesse parlando un’altra lingua. “Avrai capito dal mio accento che non sono di queste parti.”

“No, certo,” disse Suzy arrossendo di nuovo. “Ecco, gli spettacoli aerei sono piuttosto comuni qui nel Regno Unito. Se ne vedono lungo tutta la costa, ma Wilfordshire è una vera perla grazie al Castello di Brogain. Le Frecce Rosse fanno una formazione davvero entusiasmante quando ci passano sopra, e tutti gli studenti che si interessano di fotografia fanno sempre a gara per fare le migliori foto in bianco e nero. La giustapposizione di vecchia e nuova guerra.” Fece il gesto di stampare le parole in aria con le mani e ridacchiò. “Lo so, perché una volta ero fra quegli studenti.”

Vale a dire quattro anni fa, insomma, pensò Lacey.

“Ci sono anche miliardi di fotografi professionisti che vengono all’evento,” continuò Suzy in modo che fece capire a Lacey che era una tipa piuttosto nervosa. “È come una gara, tutti che cercano di fare LA foto per eccellenza, quella che verrà usata per un cartellone turistico. E poi ci sono quelli che vengono a vedere lo spettacolo in onore dei loro antenati. E tutte le famiglie che vogliono semplicemente vedere gli aerei che fanno le loro acrobazie.”

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